di Gianni Amodeo
Si è colmata una lacuna con l’atteso varo della piena operatività della Commissione di valutazione della Regione–Campania, preposta alle procedure di esame e verifica per le richieste del riconoscimento ufficiale dei “Monumenti verdi” da conferire quale pregiata “carta identificativa” per la tutela e salvaguardia degli Alberi – oltre che dei Filari e delle Alberate– la cui longevità e specie formano le icone infondibili del patrimonio naturalistico e della bellezza paesaggistica dei territori, tracciandone i percorsi della bio-diversità, lievito e linfa di vita. Sono richieste che attualmente vengono sottoposte al previsto vaglio d’istruttoria, ma fino a qualche mese restate … dormienti e proposte da Enti locali e associazioni di volontariato civico, gruppi di ambientalisti, organizzazioni non lucrative di utilità sociale, in ordine alla normativa nazionale del 2013, recepita e resa vigente nell’immediato dalla maggior parte degli Enti regionali, ma non in ambito campano.
Il sigillo di “Patriarchi verdi”, in realtà, è la ”carta identificativa” connotata da elementi distintivi e peculiarità che raccontano la storia e la vita degli Alberi monumentali, autentiche sentinelle dei territori, segnatamente per quelli classificati di prima grandezza, svettando oltre i venti metri, anche se il coefficiente dell’altezza non ha carattere di esclusività. E va rilevato che il riconoscimento della Monumentalità parifica ed eguaglia i “Patriarchi verdi” ai beni d’interesse storico-culturale, artistico ed archeologico, con i correlati vincoli di tutela e obblighi di cura e manutenzione, avvalorandone lo “status” di beni comuni, per i quali la preminenza del valore pubblico e sociale rientra nei profili dell’ordinamento costituzionale. Ed è significativo che nello spirito della normativa siano previsti i trattamenti fitosanitari e di salvaguardia vegetativa dei “Monumenti verdi ”, la cui attuazione rientra nelle competenze dei Servizi fitosanitari delle amministrazioni regionali.
Nella prima ”tranche” per il riconoscimento di “Monumenti verdi” figurano i Lecci che orlano i piazzali di piazza Francesco Napolitano e il Platanus occidentalis silenzioso nume tutelare di Fontana Vecchia, sito in cui si intersecano e incrociano gli assi di viabilità rurale che permettono rapidi collegamenti tra Visciano, Mugnano del Cardinale e Baiano appunto. Una procedura di adesione alla normativa iniziata dalla civica amministrazione nel 2015, ma senza avere seguito, non essendo ancora funzionale la Commissione, come accennato, con successivo rilancio dell’iniziativa per il riconoscimento della Monumentalità del secolare Platanus occidentalis della località, con la presentazione nella primavera del 2016 al sindaco Enrico Montanaro di una dettagliata documentazione e schede ricognitive redatte dal dottor Stefano Lanziello e dal geometra Romeo Lieto, nel quadro delle attività dell’Associazione “Maio di Santo Stefano” in sinergia con il Circolo L’Incontro, per dare ulteriore impulso all’importante progetto; documentazione protocollata nei competenti Uffici dell’Ente di corso Garibaldi, del Comando di Stazione dell’allora Corpo Forestale di Stato, a Monteforte Irpino e della Comunità Montana del Partenio Vallo di Lauro.
SUPERARE IL DEGRADO E L’ABBANDONO SI PUO’
Sono percorsi che hanno generato un esito di sicura utilità sociale, costituendo il dato di partenza, per immaginare e progettare un articolato programma di interventi di riqualificazione e rigenerazione dell’intera area di Fontana Vecchia costituita in gran parte da terreni di proprietà privata in cui ancora si pratica la nocciolicoltura con gli obsoleti criteri della”tradizione” e micro-zone di proprietà pubblica, ma da anni in condizione di degrado diffuso, di cui è triste rappresentazione lo stato della Chiesetta mariana, integrata in un comprensorio di edilizia rurale – di proprietà privata- che un tempo esibiva una sobria linea architettonica, sormontato da un ampio terrazzo con il bel pergolato frammisto di uva fragola e uva “nostrale”, vitigni del tutto scomparsi , così come sono scomparse tutte le altre tipologie di frutticoltura, che caratterizzavano il territorio. Un comprensorio edilizio, espressione sintetica del rapporto tra lavoro agricolo e religiosità, che ha avuto il suo fascino, ma ormai ridotto allo stato di fatiscenza e rudere, senza neanche più l’acqua un tempo cristallina della Fontana che spiega il toponimo e che attingeva ad una falda superficiale pedecollinare, canalizzando l’acqua in un pozzetto, assimilabile, secondo gli esperti, ad un qanat da salvaguardare con lo specifico vincolo di tutela.
In realtà, l’abbandono e l’incuria che albergano nel contesto sono palpabili e fanno tristezza. E forse allo squallore dello scenario concorre la presenza di uno impianto di raccolta di rifiuti solidi urbani indifferenziati,dagli speciali e pericolosi, provenienti da varie provincie della Campania dismesso da una decina di anni, e ch’è stato attivo per un ventennio tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’90, quando la legislazione non ancora aveva introdotto la disciplina della differenziazione dei rifiuti per il riciclo e il ri-uso ; impianto realizzato in una cava dismessa in un sito di proprietà privata, con regolari autorizzazioni e inserito nel censimento ad hoc realizzato dalla Regione-Campania. Un impianto, per il quale a novembre scorso è stato presentato alla civica amministrazione anche l’interrogazione-documento del gruppo consiliare ”Io ci credo”, per conoscere lo stato di conoscenza degli studi preliminari per accertare l’eventuale sussistenza di potenziali siti contaminati nell’area ed imputabili alla discarica.
Di certo, le ragioni di pubblica utilità e di interesse generale, oltre che degli stessi proprietari dei terreni, per il recupero e la riqualificazione che valorizzi una parte significativa del territorio sono nette e chiare. Ed ignorarle … è deteriore autolesionismo. Così com’è di tutta evidenza l’esigenza di programmare interventi mirati con progettazioni “finanziabili” con il supporto della Regione-Campania. E’ un’esigenza che può essere affrontata con varie modalità e procedure, sia dall’amministrazione comunale, sia con un Accordo di programma intercomunale Baiano–Mugnano del Cardinale, sia in connessione con l’Unione dei Comuni che, però, ha tempi lunghi, carente com’è di reale funzionalità e di autonomia economica per assolvere anche gli atti più elementari di normale gestione.
La Monumentalità riconosciuta per il Platanus occidentalis può aprire il percorso giusto per la rigenerazione di Fontana Vecchia. E sarebbe un atto di riconoscenza verso l’umile e semplice “lavoratore della terra”, qual era Raffaele Lieto, che reduce dalla Grande guerra lo piantò nel 1919. Un “Patriarca verde” alto venti metri, con circonferenza di tronco pari a circa cinque metri, per il diametro di circa due metri, con una splendida chioma, la cui copertura si sviluppa per 630 metri quadrati.
Le foto si riferiscono a squarci di Fontana Vecchia con il suo Buon gigante tutelare e a un gruppo di cittadini che fanno parte dell’ Associazione Maio di Santo Stefano e del Circolo L’Incontro, in occasione della visita di ricognizione al sito, compiuta il 28 maggio del 2016.