di Antonio Vecchione
Ho letto con interesse le legittime opinioni sulla festa del Maio 2020 pubblicate da Carmine Montella, autorevole personaggio della comunità baianese, sempre lodevolmente impegnato a narrare le vicende di Baiano. “E’ una rivincita del popolo sulla Pandemia” questa la figura retorica da lui immaginata per presentare la decisione, in tempi di Covid, di issare il Maio sul sagrato anche se in assenza del popolo. Confesso di non averne capito il significato, ma, nel rispetto del suo modo di vedere, mi astengo dal dare giudizi. Pur tuttavia mi corre l’obbligo di evidenziare altri aspetti della sua lunga dissertazione che non colgono la realtà dei fatti. “L’Amministrazione Comunale e il Comitato Maio… che opera in nome del popolo baianese come ha fatto negli anni precedenti”. Così si esprime Carmine, ed è, a mio avviso, un paragone azzardato, privo della necessaria conoscenza dei fatti. In “quegli anni precedenti” (dei quali Carmine mostra di non avere esatta visione), ci fu un fervore di attività, un impegno tenace, appassionato, e costruttivo per l’organizzazione della festa, certamente come quello di oggi, ma con principi completamente diversi. Per esprimere dei giudizi occorre una visione completa dei tre scenari delle tradizioni natalizie baianesi e non mi risulta che Carmine abbia frequentato le “Messe ‘e notte” e neppure, salvo rare apparizioni negli ultimissimi anni, il bosco di Arciano all’alba di Natale, per il suggestivo rito del taglio del Maio. Ma veniamo agli “ anni precedenti”. E’ vivo il ricordo del numeroso gruppo di persone, animato da sincera Fede, che dedicò energie e tempo per far riemergere i valori fondanti e le radici della festa del Maio di S. Stefano e per rinnovarne il rito nel rispetto della tradizione. Sono esperienze vissute personalmente come presidente, fino al 2005, dell’Associazione Maio di S. Stefano, fondata alla fine degli anni ottanta, con il compito di organizzare e governare la festa. L’Associazione riusciva a fare squadra, promuovendo sinergie fra i vari attori della festa, che lavoravano insieme, all’interno del sodalizio, con un solo obiettivo: condividere all’unanimità le decisioni e raccogliere i consensi dei cittadini. Non si votava, ma si discuteva in riunioni aperte al pubblico, si partiva anche da diverse opinioni ma fino a concordare insieme le soluzioni dei problemi organizzativi. Ma la vera differenza, che incarnava il valore fondamentale della festa, era il “Comitato Maio”, ovvero un comitato pubblico, previsto dalla Statuto, a cui potevano partecipare e intervenire tutti i cittadini con facoltà di proposte. Il direttivo, dunque, sempre larghissimo, fino a 25 persone, era al servizio della festa nella fase di preparazione, ma era il popolo che, nel “Comitato Maio”, partecipava e decideva all’unanimità le modalità finali del rito. L’obiettivo era il consenso popolare, sempre raggiunto. Una festa di popolo, nella quale ciascuno si sente protagonista e libero di partecipare con la sua sensibilità, non può essere decisa a maggioranza col rischio di esclusioni: questo il pilastro su cui si basava l’attività dell’Associazione. E’ del tutto evidente, quindi, che la decisione presa dall’attuale Comitato, ancorché legittima e frutto di impegno e ampio dibattito interno, non è in linea con la storia dell’Associazione Maio, come lascia intendere Carmine. Spero che queste riflessioni contribuiscano a rendere più chiari i motivi del pacifico dissenso. Ma è doverosa un’altra riflessione molto più importante, sulla sofferta cancellazione della festa per il Covid. E’ mancata la mobilitazione del popolo baianese, quello stringersi intorno alle nostre tradizioni, per riconoscersi, “rinascere” e gioire come popolo unito e solidale. Per quel che mi riguarda, non ho rilevato alcuna ricerca di “rivincita”, ma soltanto l’anelito a mantenere vivi Fede e Radici, un balsamo per l’anima, che ha trovato la sua gratificazione nelle “Messe e notte”. Le sofferenze e i lutti provocati dalla pandemia hanno coperto di un velo di tristezza il clima delle “Messe ‘e notte”, ma mai come quest’anno la partecipazione è stata intensa ed emozionante. Distanziati tra i banchi delle navate e con la mascherina, solo gli occhi ci hanno permesso di comunicare, di guardarci nel profondo, di capire attraverso gli sguardi quanto sia importante la presenza di ciascuno di noi per l’altro, di ritrovare quella sicurezza e solidarietà che ci fa essere una comunità unita intorno alle tradizioni e alle nostre radici, di cercare di leggervi reciprocamente un sentimento di speranza. Ci sentivamo titolari di un privilegio, parte di qualcosa più grande di noi che ci univa, inorgogliva e gratificava. Ci sono stati interventi di fedeli dall’altare che ci hanno commosso e fatto vibrare le corde dei cuori. Questa fiamma che spinge a manifestare i propri sentimenti ai piedi dell’altare per condividerli con la comunità costituisce l’espressione più pura della devozione al nostro Santo Protettore, della fiducia che ogni baianese ha sempre avuto in Lui affidandogli la propria vita e, nello stesso tempo, la sua certezza di Fede sul significato del Natale Cristiano. E’ in Chiesa, all’alba, che il popolo di Baiano testimonia il suo attaccamento alle tradizioni. E’ in Chiesa, all’alba, che il popolo rinnova il suo impegno storico col Santo e restituisce valore e significato al dono del Maio. Se finisce questa tradizione, la festa non ha più senso. Il popolo deve soltanto riconoscenza a quel manipolo di fedeli che, vento o gelo, pioggia o neve, alle 05.30 del mattino, ha confermato il vincolo col SANTO. Ed è sempre in Chiesa che si è rinnovato il sacro riconoscimento dell’impegno per la festa del Maio: la benedizione del popolo di Baiano (non del Maio, ma del popolo); è il nostro Santo che riconosce il suo popolo credente e lo benedice. Una cerimonia solenne, tradizionalmente all’inizio del corso, e che quest’anno si è tenuta proprio all’interno della Chiesa al termine della “Messa ‘e notte” di Natale. “Rimanete nei vostri banchi”, ha annunciato Don Fiorelmo, “passo io per benedirvi come popolo di S. Stefano, uno ad uno nel rispetto della tradizione”. Il popolo, dunque, nella mancanza della festa, ha potuto ritrovare unità e valori della tradizione nella Chiesa di S. Stefano, un gratificante momento per la sensibilità di ciascun baianese.
Infine tengo anche a ringraziare i giovani della Protezione Civile, il cui generoso impegno è stato fondamentale per governare le rigide regole per la frequenza in Chiesa. Non era semplice, ma sono riusciti a dare ordine e compostezza alle cerimonie ed evitare possibili intralci. In conclusione, da cittadino profondamente legato alle tradizioni e sempre presente con immutata passione, ringrazio sempre tutti coloro che si impegnano per la festa e in particolare le giovani generazioni e, pur nell’affermare le mie convinzioni, non sono insensibile alla bellezza del Maio che svetta, alto e dritto, verso il Cielo davanti la Chiesa.