E’ un culto di lunga data e profonda consuetudine, quello che la comunità cittadina rende a Sant’Antonio da Padova, venerato nella Chiesa comunale della Santa Croce, che,però, con il cantiere aperto ormai da alcuni anni resta interdetta ai fedeli per i lavori di riassetto strutturale e di risistemazione dell’intera volta; una condizione che ha determinato l’allocazione della statua del Santo -come delle altre icone sacre del monumentale complesso sacro di corso Garibaldi- nella Chiesa parrocchiale di Santo Stefano.
In mattinata, con la solenne celebrazione eucaristica, officiata dal parroco, don Fiorelmo Cennamo si è rinnovato il rito della venerazione per il Santo, proclamato negli anni ’40 Dottore della Chiesa; e nell’omelia don Fiorelmo ha evidenziato il significato dei simboli che accompagnano la rappresentazione iconica del Santo patavino, dal giglio ch’è l’ emblema di purezza al pane che libera dai tormenti della fame ed è testimonianza primaria di carità che si dona al prossimo, per finire al Bambin Gesù, trasfigurazione dell’amore. Un’iniziativa sobria e semplice, voluta e promossa da Lorenzo Sannino, Franco Polo, Antonio Bernardo e Roberto Guerriero, che, tuttavia, non è stata segnata dai consueti festeggiamenti, segnatamente il rito della processione della statua del Santo nel centro storico né dalla distribuzione dei Pani di Sant’Antonio offerti ai fedeli. Due caratteristici momenti di intensa partecipazione e coinvolgimento dei fedeli, ma disattesi per evitare situazioni di assembramento, in contrasto con le disposizioni sulla sicurezza e distanza sociale, imposte dai decreti anti Covid–19. Unico e semplice viatico dell’evento, i rintocchi di campana e l’esplosione di una modesta ed esigua batteria di fuochi d’artificio.