Gianni Amodeo
“La tragedia delle foibe e il dramma dell’esodo dall’Istria, Fiume e Pola. Tristi e dolenti vicende della storia italiana”.
E’ il percorso di conoscenza tematica, che sarà sviluppato domenica – 24 febbraio alle ore 11,00– nei locali del Circolo socio-culturale “L’Incontro”, in via Luigi Napolitano; percorso al centro della conversazione che svilupperà l’avvocato Edoardo Fiore, acuto analista e perspicace cultore della Storia civile e politica italiana. Una proficua ed utile opportunità di riflessione, coordinata dall’avvocatessa Giusy De Laurentiis, su quelli che sono stati anni particolarmente tormentati e difficili nel secondo conflitto mondiale – dopo il 1947 e con il Memorandum londinese del 1954 – per intere comunità delle terre d’Istria.
E’ il racconto che testimonia e fa da eco prolungata ad un grande dramma nazionale, che si è venuto dipanando in tre fasi fondamentali; la prima è correlata con le istanze dell’irredentismo affermatesi con la vittoria nella Grande guerra e con il passaggio alla patria di regioni e città ch’erano state sotto il dominio dell’impero asburgico; passaggio su cui s’innestò la presa di potere del fascismo che in quelle terre attuò aspre e inflessibili politiche anti-slave, fino alla guerra nell’alleanza stipulata dal regime mussoliniano con la Germania nazionalsocialista. La seconda coincide con il biennio del terrore dall’autunno del 1943 alla primavera del ’45 – quando ormai sui fronti europei lo scacco militare per la Germania e l’ Italia era marcato- segnato dalle violenze dei partigiani di Tito che si abbatterono implacabili su Trieste, Pola, i centri dell’ Istria occidentale, Fiume e Zara, trasformate in terre di conquista jugoslava. E il biennio del terrore si ramifica e dilata nell’immane tragedia delle foibe,in cui trovarono morte atroce migliaia di italiani, vittime immolate alla loro italianità.
In successione si colloca la terza fase, che nel febbraio del 1947 si ritrova nell’apice raggiunto dal grande esodo degli italiani dalle terre che abbandonarono in un clima di paura e terrore, per provare, il più delle volte, l’umiliazione dell’accoglienza nei campi profughi allestiti in varie città del centro nord e del centro; accoglienza più umana e ospitale nelle città del Sud. Erano italiani profughi in patria. Un’ulteriore ondata dell’esodo coincise con la sottoscrizione del Memorandum di Londra, nel 1954, che restituì Trieste all’Italia, sancendo definitivamente l’acquisizione delle città e terre della cosiddetta Zona-B all’ Jugoslavia.
La tragedia costituita dal legame Foibe-Esodo si accomuna a tante altre analoghe dellas contemporaneità e, in particolare per il contesto storico, alla tragedia della Shoah, a cui il sodalizio di via Napolitano ha dedicato appena qualche settimana fa un ampio e ben partecipato Forum, calibrato sulla specificità tematica delle leggi per la difesa della razza, che nel 1938 trasformarono gli italiani nella pura razza ariana distinti e diversificati dagli ebrei, con cui erano in relazione da sempre e di cui si ricostruivano gli alberi genealogici con premiate, prezzolate e vili delazioni poliziesche, e sulle modalità applicative delle misure d’internamento civile per coloro che erano ritenuti ostili e avversi al regime fascista, seguendo la storia burocratica e leguleia dell’ebreo Adolfo Liuzzi, ricco uomo di Ferrara, internato a Baiano, nel ’40 e nel ’41, quando esercitavano la carica Podestarile, il dottor Giulio Ferone e il Notaio Stefano Candela.
Sono tragedie, quelle delle Foibe–Esodo e della Shoah che consegnano il monito al rispetto dei valori della pace e della civile concordia a difesa dei principi della vita. Un monito che spesso lascia indifferenti o viene eluso … consapevolmente. E gli episodi di anti-semitismo ricorrenti ancora nei nostri giorni, ne danno conferma. Amara e sconcertante.