di Gianni Amodeo
Dal presente stato delle criticità e delle inadeguatezze socio-produttive, in cui versa il Mezzogiorno, alle opportunità che sono prospettate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, il vasto programma d’investimento di risorse economiche, messo a punto dall’Unione europea per il rilancio dei Paesi che ne formano la compagine, nell’ attuale e complessa fase post-pandemia; un percorso, che inquadra gli effetti, in particolare, dell’inarrestabile declino demografico, del tutto pervasivo in Italia con soglie da primato rispetto all’intero contesto dei 27 Paesi dell’Ue, segnatamente nelle regioni del Sud.
Sono gli elementi di ricognizione, con specifica connessione con la filiera dell’ Istruzione, su cui l’ impatto del crollo demografico è di immediato e maggiore incidenza, al centro del Forum, in agenda sabato,-25 febbraio, ore 10,30-, nei locali de L’ Incontro, con filo conduttore l’analisi che sarà sviluppato dal professore Gaetano Vecchione, docente di Economia applicata internazionale e Regional and global economy, nel Dipartimento di Scienze politiche della Federico II. E’ l’analisi, mirata a marcare i divari di cittadinanza, in termini di carenze di servizi, limiti e condizionamenti, di cui proprio la filiera dell’Istruzione nel Sud paga un duro scotto e un pesante pedaggio. Sono i divari che nello spirito del Pnrr, intesi come veicoli portatori di diseguaglianze sociali, vanno rimossi e superati, all’insegna dei principi e dei valori della cittadinanza europea, istituita con il Trattato di Maastricht nel 1992. E’ la cittadinanza europea – giusto per ricordare- complementare a quella nazionale, sul cui orizzonte si stagliano e collocano le ragioni politiche dell’integrazione dell’Europa, il cui atto fondante è riconducibile ai Trattati di Roma del 1957, con l’istituzione della Comunità economica europea e della Comunità europea dell’energia atomica, che si aggiungevano alla Comunità europea per il carbone e l’ acciaio, varata nel 1951. Era l’Europa dell’Italia, Francia, Germania federale,Olanda, Belgio, Lussemburgo con scelta occidentale e filo–atlantica. Ed ora è l’Unione dei 27 Paesi in tempi profondamente cambiati, con l’avvento della società mondializzata in ragione di un processo irreversibile, come irreversibile è destinato a essere il processo dell’integrazione europea, ben al di là dei perimetri degli Stati nazionali, per affrontare e sostenere le sfide della globalizzazione del Terzo Millennio.
Ma, per meglio fissare la portata della condizione della filiera dell’Istruzione in atto nel sistema–Paese, sarà opportuno rilevare che negli ultimi otto anni sono state chiuse in Italia, 1301 Scuole, mentre la stima dell’Istat , presieduta da Gian Carlo Blangiardo, fa risaltare che, proseguendo il trend corrente, nel 2050 resteranno operative meno cinquemila Scuole, con la perdita secca di tremila Scuole nell’arco di un’intera generazione. Come per dire che sotto questo profilo, l’intero Bel Paese è in affanno.
Per il professore Gaetano Vecchione, il Forum che animerà il 25 febbraio, costituisce un gradito ritorno tra gli amici de L’ Incontro, di cui ospite nella serata del 13 dicembre del 2014. Nella circostanza sviluppò con varietà di argomentazioni i temi della globalizzazione dei mercati e delle migrazioni, con riferimento particolare alle migrazioni delle giovani generazioni acculturate e di eccellente formazione professionale, con grave depauperamento di valore per la realtà meridionale. Consigliere scientifico della Svimez, l’Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, Gaetano Vecchione è componente del board editoriale de L’Industria e della Rivista economica del Mezzogiorno. Testi di ricerca e studi specialistici di Vecchione, sono pubblicati da Journal of regional science, Spatial economic analysis, Metroeconomica e Regional studies.