di Gianni Amodeo
E’ venuto crescendo di anno in anno, il Premio letterario nazionale Città di Taranto, non solo per i livelli di partecipazione di autrici e autori, ma anche e soprattutto nell’articolato ventaglio di opere e testi dalla significativa caratura per le chiavi d’ispirazione creativa e gli impianti contenutistici che ne hanno costituito il fregio distintivo, e, più ancora, per la qualità di scrittura, catalizzando in modo capillare l’attenzione mediatica nazionale. Un interessante spaccato di largo respiro e specchio della società italiana, oltre che una proficua risposta alle istanze dell’importante manifestazione, strutturata nell’ambito delle iniziative dell’ Associazione no–profit territoriale Le Muse project, animata dalla passione di Lucrezia Maggi, con la compiuta e chiara visione orientata sui territori dal Nord al Sud e sulle loro intrinseche connessioni con cui si esplicano e dispiegano la civiltà occidentale e la cultura europea.
Intenso e complesso, il lavoro di selezione svolto dal Comitato di lettura, presieduto da Annalisa De Santis, e composto da Sara Montorsi, psicologa, Alessia Amato, curatrice editoriale di Delta– 3 edizioni, e dalla prof.ssa Margherita Bonfrate. Un impegno di analisi metodico e rigoroso, con mirati ed esaustivi riscontri, affidati a verbali resi pubblici. Quattro le sezioni del Premio, dalla quella dedicata alla Storyteller, con distinzione tra romanzi e racconti editi e non editi, a quella del genere Detective, per finire alla Poetry. Una laboriosa selezione, suggellata dalla definizione della lista di finaliste e finalisti che, contestualmente, sono … vincitrici e vincitori del Città di Taranto, edizione 2024. Una dichiarazione di contesto, secondo lo spirito del regolamento della manifestazione. E sabato, autrici e autori si ritroveranno alle ore 18,30, per la cerimonia premiale, nel Salone di rappresentanza del monumentale Castello aragonese, magnifico modello di architettura che racconta gli ineguagliati e ineguagliabili splendori della Città dei Due Mari.
E nello stimolante e bel novero delle opere che contrassegnano il Città di Taranto 2024, spazio più che meritato per il romanzo Il paese di Don Riffò. Autore, il professore Antonio Caccavale, docente di Materie letterarie con lungo corso di esperienze nelle Scuole frequentate da figli e figli di famiglie meridionali emigrate nei Cantoni della Svizzera francese, e nell’ Ipsar Carmine Russo di Cicciano. Un romanzo di nitida impronta realistica, essenzialmente un limpido identikit di uno di quegli amorfi e informi micro–cosmi sociali, che hanno costituito la Galassia dei circa tre mila piccoli comuni del Sud, negli anni del secondo dopo-guerra mondiale.
Una narrazione rappresentativa di microcosmi in difficile, se non negato rapporto con l’autenticità dei valori della democrazia repubblicana, spesso negata e strozzata dai deteriori clientelismi e favoritismi, di cui Don Riffò con il diretto antagonista, Don Cesarino, sono emblemi e temuti capi-clan. Un approccio di racconto, quello di Antonio Caccavale, che per le realtà nostrane rappresenta, per molteplici aspetti, un’onesta e franca novità. Una tematica multiforme che costituirà il fulcro del Forum, in agenda il domenica – 6 ottobre, ore10, 00 – nei locali dell’ Incontro, con la partecipazione dello scrittore. Ad arricchire il contenuto del Forum, il racconto de Il treno della morte, una rielaborazione curata da Angelo Amato De Serpis. Sotto i riflettori uno dei più grandi disastri ferroviari, che si consumò in Europa 80 anni fa. La tragedia della guerra si avvolgeva in modo convulso e sempre più rapidamente nella spirale che si saldò con le bombe atomiche, da cui furono annientate