L’iniziativa promossa e organizzata dall’Associazione Maio di Santo Stefano e dal Circolo “L’Incontro” coinvolge le giovani generazioni e gli Istituti comprensivi di Avella, Baiano e Mugnano del Cardinale. E’ la testimonianza concreta della Scuola che si apre alla realtà del territorio e all’associazionismo,per animare le comunità, viverne le aspettative e condividerne i momenti di crescita. Il progetto che ispira la kermesse culturale è mirato sulla conoscenza e promozione dei valori identificativi della storia e delle potenzialità di sviluppo civile dell’ Unione intercomunale dell’Alto Clanis, guardando verso il futuro della Municipalità unica. Narrativa e Poesia; Arte e Audiovisi; Grafica e Pittura; Reportage e Inchiesta: sono le sezioni in cui è articolata la rassegna.
di Gianni Amodeo
L’Eremo di Gesù e Maria di Baiano: foto di Donato Girolamo
“ Viaggio nella tradizione dei Mai per la valorizzazione e la tutela naturalistica e paesaggistica del territorio quale bene comune”.
E’ la tematica scelta per la celebrazione della seconda edizione del Premio “Galante Colucci” per il conferimento dei Mai d’Argento icone simboleggianti l’identità del territorio e la peculiare connotazione di quella variegata flora, con cui i boschi dei Monti Avella incorniciano i profili di valle e il tessuto urbanistico dell’ Unione intercomunale del Baianese e dell’ Alto Clanis; tematica che vuole costituire un attivo e costruttivo incentivo per la crescita e lo sviluppo della coesione tra le comunità, dando risalto a tutti quei fattori socio-culturali, come quelli delle usanze e delle tradizioni che segnano aspetti significativi della storia e dei costumi locali.
Il filo del folclore dei Mai è certamente un forte elemento identificativo che accomuna le realtà Sirignano, Baiano, Avella, Mugnano del Cardinale, Quadrelle e Sperone. In questa luce, l’iniziativa, promossa ed organizzata dall’Associazione Maio di Santo Stefano e dal Circolo L’Incontro, è concepita e si attua per la promozione e il consolidamento dell’omogeneità socio-culturale e della visione unitaria ch’è intrinseca al territorio e agli insediamenti urbani che lo connotano, grazie alla irrinunciabile sinergia con la Scuola, che esercita un ruolo di primaria valenza civica nel favorire le dinamiche formative delle nuove generazioni e del loro rapporto con le comunità di appartenenza, rendendo reversibile il rapporto tra il globale, in cui vivono pienamente immerse e calate nel digitale e nel web senza confini e frontiere, e il locale con le sue cicliche trasformazioni.
E’ la sinergia, che, nella prima edizione 2016\2017 del “Colucci”- dedicata alla cultura materiale ed economica del territorio connessa con i mestieri del Maio – ha dato esiti superiori ad ogni più ottimistica aspettativa con oltre duecento, tra eccellenti elaborati, originali prodotti audiovisivi e persino l’interessante e bella pubblicazione del testo redatto dalle classi della Scuola media di Sperone, proposti a livello di gruppo e di singoli partecipanti. Un’affermazione conseguita, in virtù dei supporti forniti con spirito di civico servizio dalle dirigenze e dai docenti degli Istituti comprensivi “A.Manzoni”, con i plessi di Mugnano del Cardinale, Sirignano e Quadrelle, “Giovanni XXIII”, con i plessi di Baiano e Sperone, e “Monsignor Pasquale Guerriero”, con i plessi di Avella. Ed è la sinergia che si rinnova per la seconda edizione del “Colucci”, per attestare la funzione la funzione della Scuola che vive integralmente la realtà del territorio, al di la della sua missione didattica ed educativa strettamente intesa nei percorsi curriculari e pluridisciplinari. E’ la Scuola viva che interagisce con la dimensione sociale dei contesti in cui opera, per promuovere la conoscenza e l’elevazione sociale delle comunità.
IL VIAGGIO E LA TUTELA DEI BOSCHI. IL FUTURO NON SI BRUCIA
La tematica si scompone in due fasi, strettamente complementari, con la precipua finalità di sollecitare nei ragazzi e nelle ragazze tutte le opportunità e occasioni che li rapportino con la realtà che li circonda e in cui vivono. Il Viaggio nella tradizione dei Mai è immaginato come momento di conoscenza dei contesti di comunità di appartenenza, rivisitati attraverso la simbologia dei Mai, per dischiudersi verso la riscoperta dei significati dei culti arborei attraverso i miti della civiltà pre-cristiana e la religiosità devozionale e popolare d’ispirazione cristiana e cattolica nei Paesi dell’area mediterranea e in Europa. E’ il Viaggio che si compie attraverso l’intero percorso della celebrazione del culto dei Mai, dai preparativi all’apice dell’evento, coincidente con l’omaggio ai Santi patroni venerati dalle comunità, per una scansione temporale che inizia a novembre e si conclude a febbraio. La stessa storia dei Santi patroni e il loro tempo è un elemento del Viaggio. In questa prospettiva può risultare interessante identificare le analogie e le affinità tra le ritualità che si celebrano in onore dei Mai nell’area dell’ Unione intercomunale del Baianese e dell’Alto Clanis e le ritualità popolari d’omaggio arboreo che si compiono in altri contesti.
Alla fase del Viaggio si salda quella della Valorizzazione e tutela naturalistica e paesaggistica del territorio quale bene comune. E’ la fase che dà senso alla simbologia dei Mai, espressione del patrimonio della flora locale, ma soprattutto rappresentazione plastica dei boschi, la cui funzione è di vitale importanza, per garantire gli assetti e gli equilibri naturali, la qualità dell’aria e la vivibilità. Regni di flora e fauna, i boschi costituiscono non solo l’anima, ma anche e soprattutto le testimonianze parlante del buon stato di salute dei territori. I boschi, per i quali la cura umana è costante e attenta, raccontano di un territorio parimenti sano e ben curato sotto tutti gli aspetti.
Il modello di cura e gestione dei boschi e delle aree montane del Trentino-Alto Adige fa testo in assoluto, sul piano della cultura sociale condivisa e praticata dalle comunità locali e sul versante dell’eccellenza del turismo ambientale, che, come è noto, costituisce anche una straordinaria risorsa di economia produttiva e reale di quel territorio. E, per inquadrare il senso del modello del Trentino–Alto Adige si tenga conto dei dati forniti il 30 ottobre scorso dall’Istat nell’analisi dell’andamento del turismo in Italia nel 2016. E così rapportate a 100 le presenze di turisti nel Bel Paese, 4,9 si riferiscono alla Campania, 3,6 alla Puglia, 3,4 alla Sicilia per il totale di 11,9 inferiore a quelle registrate in Trentino–Alto Adige, pari a 12 presenze. E se il fulcro del sistema turistico di quest’ultimo è costituito soltanto ed unicamente dal patrimonio naturalistico e paesaggistico delle aree montane, curato e valorizzato al meglio dalla cultura sociale e partecipativa delle comunità del territorio alpino, le regioni meridionali sono fortemente “perdenti” e declassificate, pur potendo disporre della risorsa–mare, della risorsa–beni archeologici e storico–artistici e architettonici di notevole valore, oltre che della risorsa–ambientale delle aree dei Parchi delle aree protette naturalistiche del contesto appenninico. E’ chiaro che si tratta di una declassificazione, la cui radice risiede nell’assenza di quella cultura civica e di partecipazione fondata sull’etica della responsabilità, propugnata e disegnata da Max Weber, funzionale alla generale evoluzione della società con la promozione del bene comune.
In questa visuale boschi e territorio si declinano come beni primari e comuni, su cui costruire e diffondere i valori di una congrua cultura sociale, a cui collegare i comportamenti degli Enti pubblici e di tutte le articolazioni dello Stato, come delle comunità. Di fatto, la loro tutela e valorizzazione, al di là delle competenze e funzioni che spettano alle pubbliche Istituzioni preposte, interpellano e chiamano in causa la cultura sociale della responsabilità, di cui sono portatori e interpreti i cittadini. Sotto questo profilo -restando ancorati alla realtà attuale e stringente della scorsa estate segnata dagli incendi che hanno devastato i boschi in tante regioni italiane e distrutto il Parco nazionale del Vesuvio- “Il futuro non si brucia”, il motto di Legambiente per la Festa dell’Albero del 21 novembre 2017, costituisce un impegno che può e deve coinvolgere la società e i cittadini. E’ la Festa, che tra qualche giorno sarà celebrata con forte connotazione civica dalla comunità scolastica del “Manzoni”, a Mugnano del Cardinale.
Sulla scia di queste linee, la tematica della seconda edizione dei Mai d’Argento è incentrata sullo stato dei boschi e delle aree montane del territorio, parte integrante del parco regionale del Partenio. I Monti di Avella, Fornine e Forchie, Arciano, Faia bella, Valle fredda, Campimmo e il Litto sono alcuni dei nomi che identificano il territorio, la cui economia per secoli si è alimentata direttamente e indirettamente della lavorazione dei materiali lignei e dei prodotti dei boschi e dei sotto-boschi, assicurando, per di più, cospicue entrate alle amministrazioni locali. Nel Terzo Millennio, si sono dissolte le funzioni assolte per secoli dalla centralità sociale ed economica dei boschi, con l’industria e la commercializzazione del legno. E’ un ciclo nuovo, quello apertosi, che, però, sta gravemente penalizzando le aree montane e i boschi con l’esposizione alla desertificazione sociale, con ridotti e limitati interventi di manutenzione ordinaria. Una condizione, che si può contrastare e rimuovere ri-pensando le funzioni delle aree montane e dei boschi, con iniziative in grado di rendere le une e gli altri poli attrattori del turismo ambientale, sapendo guardare al modello del Trentino–Alto Adige.
Sono obiettivi ben realizzabili, considerata la chiara conformazione del territorio montano dell’ Unione intercomunale del Baianese e dell’Alto Clanis, conformazione caratterizzata da boschi urbani, le cui tipologie colturali ed arboree vanno protette, rivitalizzate e rigenerate se a rischio di “scomparsa”, assicurandone la comune fruibilità con un’adeguata e ben protetta sentieristica, aree di sosta e percorsi di trekking. Faggi, castagni, querce, ontani, lecci e platani formano l’alfabeto della natura vivente nel comporre la trama del bello del territorio, con il controcanto delle cristalline acque sorgive del Litto, di Acqua Palombo, Bocca dell’Acqua maggiore, Valle fredda.