Pietra dopo pietra, in senso concreto oltre che metaforico, è stato recuperato alla fine del 900 e restituito alle comunità del territorio baianese, quello che era un complesso seicentesco, la cui prima edificazione viene fatta risalire al ‘300. Stiamo parlando dell’ Eremo di Gesù e Maria che si staglia sulla parte alta dell’omonima collina verdeggiante di uliveti, ai cui piedi si distende il centro urbano,
Il complesso architettonico, il cui fulcro è costituito dalla Chiesa, dedicata alla Madonna del Soccorso, rinato nella dimensione fisica, per diventare spazio di fede e di spiritualità, sempre più animato e frequentato da persone di ogni età e persino da amanti del ciclo-cross, che ne hanno fatto una meta obbligata delle loro escursioni tra il Monte Arciano e i Monti Avella, con costante assiduità almeno una volta alla settimana, soprattutto nelle giornate domenicali, quale che sia la stagione dell’anno. E sono davvero tanti quelli che vi sostano in raccoglimento e provengono anche dall’area nolana e vesuviana, da Napoli e dal suo immediato hinterland.
E dire che fino agli anni ’80 l’intero sito sacro era stato il penoso simbolo della fatiscenza e dell’abbandono, in gran parte ridotto in rudere: una deformata e sfilacciata ombra di se stesso e di quello che aveva rappresentato per la comunità fino a qualche secolo fa.
La svolta nel ’94 con la qualificata operazione dell’amministrazione- Napolitano, che promosse ed intraprese le attività di progettazione e di attuazione del restauro e del ripristino funzionale del diroccato complesso, in uno con la riqualificazione naturalistica dell’intera area, in virtù dell’adesione al Progetto integrato intercomunale degli itinerari turistici e culturali della Valle dell’antico Clanis, con l’acquisizione del relativo finanziamento comunitario europeo; attività concluse e completate, con l’eccellente intervento di recupero filologico, realizzato dal personale della Soprintendenza dei beni culturali di Avellino, Salerno e Benevento, nel corso dell’amministrazione-Masi.
Al restauro fisico si è venuto accompagnando, in tutti questi anni, l’incisiva e costante opera di valorizzazione dell’Eremo, grazie all’impegno di Suor Maria Costanza Crisafulli, donna di forte fede religiosa, che, tassello dopo tassello e con tenacia, aveva ridato normalità di vita all’intero sito, evitando con coraggio e fermezza il rischio che si trasformasse nel riservato ritrovo–gabbia, quale cominciava ad essere, per giovani smarriti nei labirinti del consumo di sostanze stupefacenti. La Suora–eremita, che per antonomasia è eccellente e ben stimata artista con particolare predilezione nel raccontare temi sacri su tavolette lignee di vari formati, avvalendosi della tecnica del “decoupage” ha “arricchito” – di anno in anno- con molteplici elementi l’intera area dell’ Eremo, tra cui le quattordici stazioni della Via Crucis, che fanno da guida verso il sacro complesso.
Poi, a Natale 2014, grazie all’impegno di volontariato di due imprenditori- Andrea Colucci e Salvatore Masucci– è ritornata a diffondere i suoi rintocchi argentini, la campana, installata nel campanile della Chiesa della Madonna del Soccorso. E della campana dell’Eremo s’era perduta persino la memoria dell’esistenza. E così i suoi rintocchi si rincorrono, echeggiando e salutando il mezzogiorno, mentre nelle ore notturne il mini-faro della vetta del campanile proietta il suo fascio di luce. Ebbene dopo tanto lavoro e cura la suora eremita, da tutti conosciuta come suor Costanza, in silenzio così come era arrivata tanti anni fa allo stesso modo, in silenzio se ne è andata. Così si legge in un messaggio lasciato davanti alla porta di ingresso. L’eremo di Gesù e Maria senza suor Costanza non sarà più lo stesso.