di Gianni Amodeo
Tempi che richiedono prudenza e responsabile cautela verso se stessi e gli altri, quelli che si vivono in forzata convivenza con il coronavirus e sotto la costante vigilanza di prevenzione ed assistenza dei presidi medici che comporta, ma anche tempi di attesa ed ansia per le ricadute in negativo che potrebbero incidere ulteriormente sul sistema economico già provato dall’emergenza con il correlato lock down che ha innescato, depotenziando in autunno l’appena avviato recupero della normalità sociale con il rilancio delle attività produttive che già si avverte nel settore delle esportazioni e delle produzioni industriali.
Non va dimenticato che quella del Covid–19, diversamente dalla grande crisi finanziaria del 2008–2010 da cui è stato segnato l’ Occidente, ha assunto la dimensione della doppia crisi, generata dal forte impatto interattivo tra la salute e l’economia; un processo d’interazione, i cui meccanismi di scambio – i trade off– sono risultati percorsi obbligati e resi in assoluto prioritari per potenziare e migliorare i parametri della salute, determinando, al contempo e di necessità, il deterioramento delle condizioni economiche, per effetto e conseguenza del lock down con il blocco generale delle attività produttive e dei servizi. Come dire che il contrasto al coronavirus, in ragione del primato della salute bene comune e universale, ha generato shock traumatici e profondi sulla realtà economica, disarticolandone in gran parte le condizioni di domanda e offerta di beni, merci e servizi da rimettere in carreggiata. Uno scenario, a cui risponde con obiettivi di superamento e risoluzione il Piano di ripresa messo a punto con laboriose e difficili trattative dalla Commissione dell’Unione europea, il Next generation eu, il Grande progetto per l’Europa che sarà e che prenderà forma e concretezza tra il 2021 e il 2023, in virtù delle corpose e rilevanti risorse economiche e finanziarie utilizzabili per oltre 700 miliardi di euro, di cui l’Italia potrà valersi nella misura di oltre 200 miliardi, se sarà in grado di porre in campo progettualità e piani di affidabile credibilità, realizzando investimenti produttivi in strutture e infrastrutture materiali e immateriali, sia all’insegna di efficaci e reali politiche di riforma degli apparati pubblici, sia e soprattutto privilegiando l’economia green e la digitalizzazione. Una pianificazione che esige rigore,alte competenze e spirito di servizio fattivo.
Si innesta in questo contesto la tornata elettorale del 20–21 settembre, per il rinnovo degli organi elettivi di sei Regioni a Statuto ordinario- Liguria,Veneto, Marche, Toscana, Campania e Puglia– e di oltre mille Comuni, nonché il voto sul referendum confermativo, collegato con la riduzione del numero dei parlamentari.
Un election day, che costituisce un test significativo del dopo emergenza –Covid , per vagliare il “pensare e il sentire” politico di un’importante e ben rappresentativa parte della società, qual è quella degli oltre dieci milioni elettori che sono chiamati a scegliere non solo le amministrazioni di Regioni e i Comuni, non solo guardando alla governance dei territori, ma anche e soprattutto verso l’orizzonte europeo e i valori della cittadinanza comunitaria che ne conseguono. E per le Regioni resta sempre aperta la questione se debbano rientrare nell’alveo della Carta costituzionale, esercitando solo ruoli e funzioni di programmazione, che,invece, sono stati resi sempre più marginali, caratterizzando sempre più nell’esercizio dall’esercizio diretto delle politiche di spesa, spesso “incontrollato” ed enorme. Ed è tutt’altro che secondario il referendum confermativo della riduzione della rappresentanza parlamentare. E’ una scelta- questa- che interpella l’intero elettorato e che, allo stato attuale, fa porre dubbi e perplessità, sulle reali garanzie della piena rappresentanza plurale e democratica della società in Parlamento; garanzie che non possono essere scisse da una adeguata legge elettorale rispettosa della volontà dei cittadini e delle cittadine, senza consegnare considerevoli poteri alle segreterie e ai gruppi che gestiscono i partiti sempre più “personalizzati”.
Su questi percorsi fugacemente abbozzati, il Circolo socio-culturale “L’Incontro” promuove un ciclo di Forum per la loro correlata conoscenza e informazione; ciclo di dibattito pubblico che sarà animato da parlamentari, candidati al Consiglio regionale della Campania, rappresentanti politici di vari partiti e docenti universitari. Il ciclo dei Forum della Politica, sarà aperto giovedì alle ore 18,00 nel Palazzo comunale di corso Garibaldi, con l’intervento dell’on.le Ciriaco De Mita, che presenterà ed illustrerà il progetto politico di Prospettiva popolare, di cui è ispiratore e sostenitore. Parteciperà alla convention, il medico Giuseppe Rosato, già direttore generale dell’Azienda ospedaliera “San Giuseppe Moscati” di Avellino, e candidato alle “Regionali” nella lista di Prospettiva popolare che aderisce alla coalizione di sostegno alla candidatura di Vincenzo De Luca per la conferma alla presidenza della Campania.