Lo Sportello dei Diritti: dotare tutti i mezzi del trasporto pubblico di defibrillatori e di persone abilitate alla rianimazione cardiopolmonare
L’atterraggio di emergenza a all’aeroporto internazionale Rajiv Gandhi non è servito a salvargli la vita. Un bambino statunitense di 11 mesi, è morto poco dopo l’arrivo del volo QR 500 della Qatar Airways all’aeroporto di Hyderabad, intorno all’ 1,30 di mercoledì 26 settembre. L’aereo della compagnia di bandiera del Qatar, era decollato poco prima delle 19,10 (ora locale) dall’aeroporto internazionale di Doha, capitale del Qatar, ed era diretto a Hyderabad in India meridionale. Secondo una prima ricostruzione della compagnia aerea, il bambino è stato colto da una crisi respiratoria mentre era a bordo del velivolo, un Airbus A380. Il volo stava attraversando l’India quando, il comandante ha chiesto assistenza medica. Tutto inutile. Il bambino sarebbe già morto in volo: il personale medico dell’aeroporto, non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. La salma si trova attualmente all’Apollo Medical Center dove è stata trasportata dopo lo sbarco all’aeroporto internazionale Rajiv Gandhi, in attesa che la magistratura decida se disporre l’autopsia. L’aereo è stato parcheggiato in uno stand remoto dell’aeroporto di Hyderabad. Come previsto dal Codice della navigazione aerea, il comandante, oltre ad essere ascoltato dall’autorità giudiziaria competente qualora ve ne fosse la necessità, dovrà rendere dichiarazioni al direttore territoriale nazionale indiano per l’aviazione civile, che sta seguendo la vicenda. L’equipaggio, alcuni passeggeri e altre persone intervenute per prestare i primi soccorsi sono stati sentiti come persone informate sui fatti dagli investigatori delegati di svolgere i primi accertamenti sul decesso del bimbo. La polizia di frontiera aeroportuale, ha raccolto testimonianze, fatto fotografie sul velivolo a bordo del quale viaggiava il piccolo statunitense con i genitori. Si pensa che il bambino sia nato nello stato americano del New Jersey e detenga un passaporto statunitense. Suo padre, Anil Varma, pare abbia un indiano. È urgentissimo, urgentissimo per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”,dotare tutti i mezzi del trasporto pubblico di defibrillatori e di persone abilitate alla rianimazione cardiopolmonare. Non è possibile pensare che, nel 2018, a bordo dei mezzi pubblici manchino i defibrillatori e chi li sa usare.