di Lucio Ianniciello
Quest’oggi Nicola Alberani ha fatto un resoconto ampio sulla stagione della Scandone, terminata in gara 5 a Milano, domenica scorsa, nei quarti play off: “E’ stato complicato, si e’ cambiata continuamente pelle. Come dice De Cesare, si poteva finire diversamente con le premesse iniziali. Per come si era messa tanto male non e’ andata. Tutti hanno dato tutto ma non e’ bastato per avere la meglio su Milano. C’è un sapore dolce – amaro, e’ venuta tanta gente a salutarci. Gli infortuni non sono una scusante ma un dato oggettivo. Abbiamo reagito alle sfide e alle sfighe. Non c’è stato nessun cambio per scelta tecnica. Eccellente il lavoro di Maffezzoli, purtroppo la chimica nel basket e’ importante e quando ci sono tanti infortuni si rompe. Si creano dinamiche che non fanno rendere il gruppo allo stesso modo. Il secondo stop di Nichols per esempio ci ha ammazzato. Non era più lui, difficile per un trentacinquenne. Quello che aveva non e’ stato sufficiente. La caviglia lo ha martoriato. Va fatto un grosso plauso a lui e a tutti gli altri. La squadra ci teneva, altrimenti non si finisce secondi al giro di boa e non si mette in difficolta’ Milano. Le sconfitte aiutano a perdere come le vittorie a vincere. La voglia c’è stata. Il simbolo dei nostri play off e della stagione intera e’ stato Young, si e’ infortunato ed e’ rientrato continuamente. Sembrava Balboa contro Drago. Si e’ calato nella realtà, con lui sul parquet non penso ci sarebbero stati i due possessi di differenza con Milano in gara 4. I tanti saluti che abbiamo ricevuto ieri dai tifosi ci hanno insegnato cosa deve essere la Scandone del futuro”.
Poi individua nello specifico le cose che non sono andate: “E’ stato un errore portare Cole, non e’ un giocatore da Avellino. Tecnicamente non si discute ma quando c’è stato un problema ha abbandonato. Andando via lui sono fioriti altri ragazzi, Sykes e Filloy. Errore di valutazione che non si ripeterà più. Nemmeno la scelta di Vucinic e’ stata corretta, persona straordinaria ma poco inserita nell’extra basket. Il fatto di non avere imparato l’italiano non lo ha aiutato. Non e’ un coach scarso, ha avuto delle difficolta’, comunque troppo “inglese”. Nelle turbolenze della stagione non ha tenuto la barra dritta”. Si ritorna sugli infortuni, vera piaga della Scandone 2018-2019: “Costello ha fatto fatica all’inizio, si è rotto ai primi di novembre, non giudicabile ma Matt ha molto più talento di quanto si possa pensare. Un ragazzo d’oro, ci teneva, e’ tornato a darci una mano contro Milano. Gli infortuni non sono colpa di uno, diciamo che abbiamo avuto alcuni giocatori più portati a farsi male. In 6 mesi si sono percorsi chilometri che se ne percorrono in 12, ciò ha portato stanchezza. Sollevo da questo problema lo staff medico. Le sfaccettature sono tante, devo prendere atleti che hanno più salute”. Probabilmente il “pacchetto” italiani sarebbe dovuto essere più competitivo, così argomenta il ds: “Ci si aspettava di più, ma grasso che cola per come stava andando. Comunque se De Cesare non fosse contento, io non sarei qui e Maffezzoli non sarebbe prima scelta. Sugli italiani, posso dire che li abbiamo scelti ma nel basket non vogliono venire al Sud. Avevo lo stesso problema a Roma. Si gioca da Pesaro in su. Da noi e’ più difficile attrarre giocatori. Per il senso di appartenenza che richiede Avellino, e’ importante che ci siano giocatori contenti, ma non perché vengono pagati il doppio. Per esempio D’Ercole e’ stato gia’ a Roma e Sassari, Campogrande e’ di Roma, Filloy e’ argentino, abbiamo una scelta inferiore. Un roster italiano lungo conta, e’ importante. Scontiamo questo limite geografico. Sicuramente non si deve pregare nessuno, e’ necessaria la voglia. Maffezzoli e’ veronese ma e’ un meridionale acquisito con le esperienze di Brindisi, Sassari, Roma, Trapani. Mi hanno colpito le sue dichiarazioni ai giocatori quando lo scegliemmo da head coach: “Questa e’ l’occasione della mia vita, non permetto a nessuno di rovinarmela”.
Pur essendo troppo prematuro si cerca di accennare qualcosa per il prossimo anno: “L’obiettivo e’ ripartire dalla lotta, Faremo una doppia competizione, non la Champions ma la Fiba Europe Cup. Dobbiamo avere nella mente il saluto dei nostri tifosi e la voglia di non mollare. Da quando sono qua ci sono stati 4 anni di play off e finale eight, il riferimento deve essere lo spirito di gente come Sykes che non sarà dei nostri la prossima stagione”. Proprio a proposito di Coppa, si deve scegliere se partecipare: “Il limite temporale e’ stabilito intorno al 15-20 giugno. Ci stiamo pensando con De Cesare. La Fiba Europe Cup ce la siamo conquistata”. Ultime battute: “Siamo stati bravi, in difficolta’ abbiamo tirato fuori la forza. Bene a Pistoia, contro Milano. Non me la sento di condannare i ragazzi. Certo, rammarico per quello che poteva essere e non e’ stato”.