Niente da fare. Terzo anno targato Sidigas, ancora un buco nell’acqua. Play off sfumati anche quest’anno. Parte la caccia alle streghe? Sembra di sì a sentire le dichiarazioni di De Cesare che addossa le responsabilità a Vitucci e Nevola. Poco polso per coach e direttore secondo il patron. Il buon Gianandrea ha fatto riferimento al controllo dei giocatori che è venuto un po’ meno. Indirettamente, con questa affermazione, si invischia anch’egli visto che in situazioni del genere avrebbe dovuto rubare i modi di fare da pater familias di Vincenzo Ercolino. L’ex Presidente con le sue tavole rotonde cercava di creare quell’amalgama che con americani ed esteuropei non è facile acquisire. Ecco, una maggior presenza dell’ingegnere all’interno della squadra non avrebbe fatto male. Si sa, però, che il parallelo Vincenzo Ercolino – Gianandrea De Cesare corrisponde a old generation – new generation.
Una stagione che è partita non sotto buoni auspici con il ritiro posticipato ed è finita peggio. Un’agonia, dopo che l’alba del campionato aveva fatto intravedere uno spiraglio di luce. Nel basket, come in altri sport, non basta il talento. La Scandone di quest’ anno non era priva di questo elemento, poi la tanto invocata e mai raggiunta leadership ha tarpato le ali ad un gruppo anche un po’ indolente. Le 3 vittorie nelle 12 gare di ritorno, 2 con Frates e il filotto negativo di Vitucci rappresentano un dato eclatante. Come un cane che si morde la coda, non si è trovata mai la quadra. A Vitucci è sfuggita la situazione di mano tanto da provocare i suoi cestisti, incapaci, secondo il veneziano, di non avere nemmeno la forza di remargli contro. Tifoseria a chiedere la testa del coach che è caduta forse tardivamente, nel momento non proprio opportuno, dopo la sconfitta non disonorevole di Trento e con il Green ter. La scossa, contro Bologna, nella partita successiva, c’è stata. I buoi però erano già scappati dalla stalla.
L’equivoco Gaines e’ stato una vera spina. Play, mai play, nei momenti topici ha difettato di personalità. Ne abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione domenica contro Caserta pur in una partita monstre, condita da 27 punti. Tra i vari lodi, la società ha ovviato tardi, come nel cambio di coach, a questa defaillance. Dell ‘oggetto misterioso Cadougan si è parlato più del suo possibile taglio che di altro. L’emblema del talento unito all’indolenza è rappresentato da Justin Harper, uccellato sistematicamente in difesa e con la mano calda, raffreddatasi da un po’ di partite a questa parte. Nel reparto lunghi Anosike si è spento come una candela, la sua doppia doppia lo ha abbandonato, Trasolini e Lechtaler hanno cercato di tappare qualche falla ma i risultati non sono stati brillanti. Nullo l’apporto di Cavaliero, Cortese rimane un rimpianto dopo l’ottima stagione dell’anno scorso a Pistoia. Ne escono un po’ meglio solo Hanga (sirene spagnole per Adam?) e Banks.
Frates e Green meritano un discorso a parte. Cambiati i due cervelli della squadra, qualcosina si è visto salvo poi ripiombare nei soliti difetti, la coriacea e poco tecnica Caserta li ha messi di nuovo a nudo. Pura illusione. D’altronde Frates non aveva la bacchetta magica e Green non poteva essere la panacea a tutti i mali. Forse il folletto di Philadelphia, a pensarci bene, poteva dare un pizzico in più nel derby. Poco male, un’altra stagione è finita, un altro obiettivo è sfumato. Consoliamoci con il quindicesimo anno consecutivo della Scandone in A1.
Lucio Ianniciello