di Lucio Ianniciello
E sono nove. La Scandone sa solo vincere, non si ferma più. Anche Cantù si è dovuta inchinare. La vittoria per 81-77 non rende esattamente l’idea dell’andamento del match, sempre saldamente nelle mani della Scandone. Johnson ha fatto la voce grossa per Cantu’ con la sua doppia doppia (29 punti e 12 rimbalzi) oltre al 35 di valutazione ma Heslip è stato annullato, nessun punto per lui, Abass limitato. Ed è venuta fuori l’ala centro lombarda. Scelte per Sacripanti, non demeriti di Pini e Leunen. È il pelo nell’uovo, la Scandone gira alla perfezione, ottima distribuzione punti (5 uomini in doppia cifra), buona difesa.
Scetticismo all’inizio, giustificato. Pino da un po’ ha trovato la chiave e questa Sidigas fa sognare. Si parla di rinnovo e a ragione. Anche di inserimenti per play off da marce alte. In sala stampa il coach ha ammesso che vuole tener saldo questo gruppo ma le cose possono evolvere. Si può puntare ai primissimi posti, una parola troppo grande è giusto non pronunciarla. Il lavoro dello staff tecnico è encomiabile, buon esempio per far risvegliare una società che si era un po’ adagiata nell’ultimo triennio. Da Taurean Green al suo infortunio, a Blums – Acker che si barcamenavano nel playmakeraggio, fino alla giusta soluzione Green – Ragland. Il tonfo contro Caserta ha rappresentato il punto da cui ripartite per una scalata che ha del sensazionale. Nelle final eight è mancata solo la ciliegina sulla torta, dettagli.
Sacripanti inneggiato ieri al PalaDelMauro, non solo dalla tifoseria avellinese. Cantù è casa sua e non poteva essere una partita come le altre, viene chiamato sotto la curva dei sostenitori ospiti, ad uno di questi lancia la maglia del grande Juary, una delle icone calcistiche dell’Avellino da Serie A. Ha ” sangue caldo” Pino, coinvolge, ci mette la passione e la competenza, un settentrionale che si cala alla perfezione in quelli che sono gli uomori della gente del Sud. Quando il PalaDelMauro cantava il suo nome a squarcia gola, si è capito che ha conquistato la fiducia di tutti. Certo, non bisogna fermarsi, si ha la sensazione che alcuni capitoli di una bella storia debbano essere ancora scritti. Il meglio può ancora venire.