di Lucio Ianniciello
La Scandone si fa ancora beffare. Perde a Cantù 84 – 82. Piu’ luci o più ombre? Più ombre. I soli 2 punti di differenza possono fuorviare. Stesso margine contro Sassari, nella sconfitta al PalaDelMauro ma in quel caso le luci prevalevano nettamente. Cosa è successo in Brianza?
Innanzitutto i canturini non sono da urlo, lo dice la classifica, 4 punti proprio come la Scandone. Nell’ultimo quarto i Sacripanti boys si sono suicidati. Le cause del suicidio: troppe palle perse ( in questo dato Avellino è purtroppo prima in A1), ben 6, poca capacità di bucare la difesa avversaria che serrava le fila con conseguenti tiri forzati da tre, il solito atletismo che manca. Se allarghiamo l’analisi, il play Green non ha un vero cambio e anche l’esperienza, prerogativa del roster, sta tradendo. Nei momenti topici spunta il “braccino”. E così è spiegato il +12 letteralmente dilapidato nell’ultima frazione quando Cantù sembrava quasi aver chiuso baracca. E invece la Scandone ha rianimato i lombardi che con un controparziale di +13 arrivano a giocarsi la gara punto a punto dove puntualmente i lupi alzano bandiera bianca. Veikalas non fa il miracolo.
Difficile fare mercato al momento. Servirebbero però degli innesti. Lunghi, esterni, sarebbe meglio dare priorità al cambio play visto che Acker ora cerca alla meno peggio di coprire la falla e Blums ormai si è svincolato da compiti di regia. Attendere please. Bisogna far fuoco con la legna che si ha. Sotto con Brindisi, problemi ad un occhio per Green e terapie per Pini. Una bella gatta da pelare per Sacripanti.