Nella mattina odierna, a seguito di indagini coordinate dalla Procura di Benevento, la Polizia penitenziaria in servizio presso i Nuclei investigativi regionali di Torino, Firenze, Bari e Napoli, ed in particolare presso la Casa circondariale di Benevento, ha dato esecuzione, con il coordinamento del Nucleo Investigativo Centrale, all’ordinanza, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Benevento, di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere a carico di quattro soggetti già pregiudicati per reati anche di criminalità organizzata, nonché della misura di obbligo di dimora nei confronti di una donna incensurata residente nella Provincia di Napoli. Uno dei destinatari della misura, si è sottratto all’arresto in occasione dell’esecuzione, le ricerche sono in corso.Il provvedimento in questione trae origine da una complessa e articolata attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento e condotta dalla Polizia penitenziaria di Benevento, che ha permesso di accertare l’esistenza di una vera e propria attività di spaccio all’interno dell’istituto carcerario ed, in particolare, tra alcuni detenuti appartenenti al circuito alta sicurezza, i quali, mediante il ricorso ad apparecchi telefonici introdotti illecitamente, mantenevano costanti contatti con l’esterno per organizzare l’introduzione e la cessione di sostanze stupefacenti, gestendo anche la retribuzione ai fornitori. I telefoni, introdotti illecitamente, venivano in particolare utilizzati dai ristretti non solo per comunicare con i rispettivi familiari, ma anche per ricevere istruzioni e fornire indicazioni agli stessi o a terzi in ordine alle modalità di approvvigionamento dello stupefacente ed al saldo del corrispettivo per la sostanza ricevuta. La sostanza stupefacente veniva quindi introdotta mediante colloqui e smistata tra le sezioni detentive tramite altri detenuti addetti a mansioni lavorative o facendo calare contenitori vuoti (ad esempio buste della spesa) dalle finestre delle camere di pernottamento mediante corde. Dall’attività di indagine emergeva altresì un vero e proprio traffico di telefoni cellulari, per lo più di dimensioni estremamente ridotte, idonee ad un facile occultamento, e di schede telefoniche con intestatari fittizi, attivate a nome di soggetti stranieri risultati inesistenti.