A seguito di una mirata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, nella giornata odierna, personale della Squadra Mobile della Questura di Benevento, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura del divieto di avvicinamento alla persona offesa ed alla sua abitazione con obbligo di mantenersi ad una distanza di almeno 500 metri da essi, con l’applicazione del braccialetto elettronico, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento, su richiesta della Procura della Repubblica di Benevento, nei confronti di un uomo gravemente indiziato dei delitti di atti persecutori e lesioni aggravate ai danni di una donna alla quale era legato da relazione affettiva.
Le indagini venivano avviate in seguito all’accesso in pronto soccorso della donna per le lesioni riportate in conseguenza dell’ennesima aggressione patita. Escussa a s.i.t. a chiarimenti la stessa descriveva dettagliatamente le reiterate condotte gravemente moleste minatorie e persecutorie dell’indagato consistite nel percuoterla in più occasioni con pugni, calci e tirate di capelli, arrivando in una occasione a sbatterla con la testa contro il termosifone e minacciandola; tentando di colpirla con un martello in un’altra occasione; afferrandola per i capelli, trascinandola sul pavimento e percuotendola con schiaffi al volto e dietro la nuca e con calci alla gamba destra, tanto da cagionarle un perdurante e grave stato di ansia e paura, nonché un fondato timore per la propria incolumità. La p.o. non sporgeva querela nonostante le gravissime condotte subite per timore di ritorsioni dell’uomo, ma si recava diverse volte in Pronto Soccorso in occasione delle condotte patite; mostrava inoltre un profondo senso di prostrazione e timore in conseguenza di quanto patito anche se contestualmente manifestava pietà per l’autore dei fatti.
Le lesioni subite nell’ultima occasione, aggravate dalla circostanza che l’autore delle stesse fosse anche autore di atti persecutori ai danni della medesima p.o., risultavano procedibili d’ufficio ed in quanto connesse al delitto di cui all’art. 612 bis c.p. determinavano la procedibilità d’ufficio anche di quest’ultimo reato in forza della previsione dell’ultimo comma dell’art. 612 bis c.p.
Le dichiarazioni della p.o. venivano corroborate dalle dichiarazioni della madre che confermava di essere a conoscenza delle condotte violente e minatorie dell’indagato ai danni della figlia e dello stato di prostrazione dalla stessa vissuto in conseguenza di tali comportamenti delittuosi.
Ulteriori riscontri si raccoglievano acquisendo referti medici degli accessi in Pronto Soccorso nonché annotazioni di p.g. di pregressi interventi per liti tra le parti ed anche escutendo a s.i.t. due vicine di casa.
Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.