Nel primo posticipo della 23a giornata di A, il Napoli batte il Benevento 2-0 al Vigorito ed effettua il controsorpasso sulla Juve riportandosi in vetta alla classifica. Sblocca la gara un gol-capolavoro di Mertens, poi uscito per una distorsione, che al 20′ supera Puggioni di pallonetto. Hamsik raddoppia al 2′ della ripresa su assist di Callejon. Rigore dato poi tolto con VAR ai giallorossi per un fuorigioco a inizio azione. Sarri sale a 60 punti.
Risposta doveva essere e risposta è stata: ai sette squilli pomeridiani della Juve, il Napoli replica con una gara non altrettanto spumeggiante e distruttiva verso l’avversario ma comunque solida ed efficace. Un buon Benevento rende il derby campano meno agevole di quanto si potesse pensare ma la qualità della banda di Sarri e la nuova capacità di soffrire, controllare e gestire consente agli azzurri di portare a casa tre punti d’oro che valgono il sorpasso ai bianconeri e rinnovano il duello tra le due squadre più forti del campionato. Serve una perla di Mertens per aprire la strada, poi battuta da Hamsik a inizio ripresa. Il Napoli c’è eccome e ad ogni gara sembra mostrare anche una maggior maturità e lucidità, visto che non sempre è possibile concedere lo spettacolo tipico del “sarrismo”. Ecco, il “sarrismo” nella sua forma evoluta prevede ora meno champagne e più cinismo, sfrutta le qualità dei suoi piedi migliori e chiude gli spazi con una difesa che subisce molto meno dello scorso anno ed è, probabilmente, un punto di forza in più. Sette, si diceva, le reti della Juve al Sassuolo: sette sono invece le vittorie filate in campionato della capolista. Da una meraviglia a un’altra, per il bene e il bello del campionato.
In un testa-coda possono nascondersi più insidie di quanto non sappiano raccontare i numeri, primo fra tutti i 50 punti di differenza in classifica tra il Napoli, che si presenta al Vigorito con lo score di 24 trasferte filate senza sconfitte, e il Benevento, seconda squadra di sempre ad aver raccolto meno punti dopo 22 giornate (solo l’Ancona nel 2003/04 riuscì a fare peggio). La prima partita dopo la chiusura della finestra di mercato, per altro, ci consegna due squadre con umori opposti: il gennaio dei grandi rifiuti per gli azzurri, sprovvisti di quei rinforzi che Sarri avrebbe gradito da un lato; gli 8 nuovi arrivati alla corte di De Zerbi, tra cui il nazionale francese Sagna, dall’altra. E quindi tocca ai “soliti titolarissimi” del Napoli, con il rientro di Albiol in difesa, provare la corsa fino in fondo; il Benevento prova l’opposizione con un 4-3-3 dove, di fatto, non ci sono punte di ruolo e le chiavi del centrocampo le prende in custodia Sandro.
L’inizio, infatti, è più complicato del previsto per un Napoli che viene, nei minuti iniziali, stoppato nei suoi tentativi di verticalizzazione dai ragazzi di De Zerbi, bravi a tenere un pressing e un ritmo piuttosto alti che mandano fuori giri gli azzurri. I padroni di casa si piazzano con un 4-1-4-1 dove Sando davanti alla difesa fa il play, recupera e smista palloni, la squadra muove palla rapidamente avanti e indietro e innesca il terzetto offensivo dalle parti di Reina. Ma per rimanere in partita i giallorossi sarebbero costretti a tenere un ritmo forsennato che, in effetti, non è nelle loro corde; il Benevento va già in affanno dal quarto d’ora in poi quando il Napoli decide che è ora di accelerare e prendere in mano la gara. Si accendono soprattutto i tre davanti e Puggioni deve capitolare di fronte al pallonetto-capolavoro di Mertens (dopo un’analoga giocata di Insigne che si era fermata sulla traversa). Col passare dei minuti il Benevento non fa pressione e non riesce più a uscire e ripartire mentre il Napoli cerca, ma senza forzare nemmeno troppo, la stoccata del ko. Anzi in contropiede è Djuricic a far tremare Reina ma sostanzialmente la squadra di Sarri dimostra di saper tenere gli avversari quando decidono di tentare l’assalto per poi ampliare la propria ragnatela e impostare la propria manovra sfruttando la qualità delle giocate dei suoi uomini.
Ma un Benevento tutt’altro che malvagio nella prima frazione, si taglia da solo le gambe a inizio ripresa: Venuti sbaglia la palla in uscita, Allan è un falco e al Napoli bastano due tocchi (con assist di Callejon) per mettere Hamsik davanti alla porta spalancata a realizzare, dopo nemmeno due minuti, il gol che allontana paure e tensioni, ammesso che ci siano mai state in una squadra che, come detto, dimostra di riuscire anche a soffrire e contenere. Anche perché il Benevento tutto fa tranne che arrendersi: un errore di Koulibaly che scalcia Costa in area spinge Di Bello a fischiare un rigore che potrebbe rimettere tutto in discussione ma il VAR annulla il penalty per un fuorigioco di Sandro al principio dell’azione. La fantasia del Napoli non esplode mai completamente, con gli azzurri anzi rassegnati all’idea di un match di sacrificio, contenimento e concretezza. Non spinge più di tanto la squadra di Sarri ma sembra piuttosto voler tirare i remi in barca, spendere meno energie possibili anche perché il passare dei minuti sfianca il Benevento, coraggioso nel non mollare e nel tenere palla ma troppo poco efficace nelle ultime giocate e che resta inchiodato a soli 7 punti in classifica, più ultimo che mai. La ripresa non ha mai offerto occasioni davvero pericolose se non il destro di Callejon nel recupero che sfiora il tris. Il derby campano sancisce la forza di Sarri che si riprende la vetta con unaprestazione di forza e intelligenza. Tenetevi stretti, per il Tricolore se ne vedranno delle belle.