Dopo varie peripezie dovute ai molteplici impegni, sono riuscito finalmente a leggere “Bocca mia mangia confetti”, il nuovo lavoro di Amleto De Silva.
E’ un libro scritto alla maniera dell’autore salernitano: schietto, diretto, pungente ma soprattutto molto, molto realista.
Uno specchio fedele della nostra società, nel quale il punto focale non è la vicenda romanzata in se per se che volutamente, e qui si vede la bravura dello scrittore, finisce quasi col passare in secondo piano, ma la perdita di valori, la continua ricerca del danaro a tutti i costi a discapito dell’umanità, la spasmodica ossessione di ritagliarsi quel posto al sole di cui tutti siamo vittime; attraverso le pagine gradualmente si sgrana la connessione tra la “politica” e i “maneggioni” che grazie all’organizzazione di eventi con soldi pubblici danno vita alla corruzione, questa sconosciuta.
Salerno è ovunque, lo sappiamo tutti anche se spesso facciamo finta di nulla.
Non finge invece Amleto che continua ad essere un autore libero dagli schemi editoriali e dalla “convenienza” e conseguentemente continua a farsi nemici nell’ambiente, ma va bene così.
E’ tuttavia un libro di speranza e di rinascita, in cui l’intreccio dei personaggi finisce inevitabilmente col permettere il riscatto di chi ha sempre subito attraverso la fatidica “seconda possibilità” che dovrebbe essere concessa a tutti anche se spesso proprio questa speranza diventa effimera.
Per nulla scontato, fa sorridere il lettore ma crea anche una sorta di riflessione grazie alla costruzione letteraria del personaggio di Totonno ed alle sue “silenziose” sfaccettature, mentre l’equilibrio della narrazione è affidato ai personaggi femminili e, conoscendo l’autore, non poteva essere altrimenti.
Ernesto Sasso