Nella notte del 10 marzo 2010, appartenenti al Comando Carabinieri di Montesarchio effettuavano un controllo in S. Martino Valle Caudina presso la villa del boss caudino Orazio De Paola, passato alle cronache per essere stato il primo detenuto irpino ad essere stato sottoposto al regime del carcere duro di cui all’art. 41 bis ordinamento penitenziario riservato ai mafiosi di rango. All’esito della perquisizione, veniva rinvenuto dagli agenti un considerevole quantitativo di hashish e cocaina. De Paola, al momento della perquisizione, non veniva neppure trovato in casa nonostante fosse sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale.
Per tali ragioni il De Paola veniva rinviato a giudizio con le gravi accuse di detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente nonchè violazione alla misura di prevenzione, aggravate dall’essere il De Paola recidivo. Ieri innanzi al Giudice monocratico presso il Tribunale di Avellino , dott. ssa Francesca Spella, si sarebbe dovuto procedere ad ascoltare gli inquirenti che procedettero alla perquisizione ed al sequestro. Ma, prima che si procedesse all’esame dei carabinieri operanti, a sorpresa, la difesa del De Paola, rappresentata dagli avvocati Dario Vannetiello e Valeria Verrusio, ha sollevato alcune importanti questioni giuridiche afferenti la violazione del divieto del ne bis in idem e la incapacità dell’imputato al momento dei fatti.
Il Giudice, ritenendo di dover decidere preliminarmente le questioni di procedibilità sollevate dai due penalisti, si è ritirata anzitempo in camera di consiglio all’esito della quale, condividendo le ragioni prospettate dalla difesa anche in una articolata memoria difensiva (corredata di documenti, perizie e sentenze di cassazione), ha mandato assolto l’imputato da tutte le accuse per incapacità di intendere e volere al momento dei fatti.
Va rilevato che si tratta della ennesima sentenza di assoluzione ottenuta in favore del pluri -pregiudicato De Paola. Infatti, solo nell’ultimo anno, il noto affiliato al clan Pagnozzi è stato assolto da una serie impressionante di reati che vanno dall’incendio doloso, a reati contro il patrimonio, alle decine di violazioni alla misura di prevenzione, oltre che minacce e oltraggio a pubblico ufficiale. Al De Paola, ora restano da affrontare solo tre processi, il più grave dei quali riguarda l’accusa di partecipazione al clan Pagnozzi nell’ambito dell’ultima inchiesta che ha raggiunto la criminalità organizzata caudina, operazione denominata “La montagna”. Come si ricorderà, il boss, dopo la condanna in primo grado ad anni 10 di reclusione, in appello non intese rinunziare ai motivi principali di assoluzione: fu stato assolto da un episodio estorsivo con conseguente riduzione della pena ad anni 7 e mesi 6, condanna che sarà ricorsa in cassazione appena saranno depositate le motivazioni della sentenza di appello.