di Lucio Ianniciello
E venne il giorno della presentazione di mister Giovanni Ignoffo, prima guida tecnica con Cinelli vice. Dopo le parole del Presidente Mauriello che dato il via alla conferenza stampa, il trainer palermitano parte non con spavalderia ma determinazione: “A me le sfide piacciono, le difficoltà dobbiamo mettercele alle spalle. Non sono spaventato ma pronto. Il campo parlerà, non vedo l’ora”. Una bella gatta da pelare, squadra ancora da costruire, solo domani pomeriggio primo allenamento mentre la mattina sarà riservata alle visite mediche per i pochi che ci sono: “Sarà il nostro entusiasmo a guidarci, il termine rassegnazione ad Avellino non l’ho mai sentito. In mezzo a questi guai ci vorrebbero essere in molti, questa e’ una piazza ambita”. Poi racconta il rapporto con Cinelli, sia umano che professionale: “Io e Daniele abbiamo convissuto per 10 anni tra calcio giocato e allenato. Siamo stati innanzitutto uomini, abituati a soffrire. Così si esce dalle difficoltà. Mi permetto di dire che siamo una sola persona, nutriamo una sintonia di idee. All’Avellino parlare di un tandem di allenatori e’ complicato, il primo e’ il sottoscritto. Sarò io a parlare con la squadra, quando sbaglierò Cinelli mi fermerà”.
Ignoffo non si sbilancia sul credo tattico per una serie di motivi, anche piuttosto ovvi: “Insieme allo staff abbiamo stipulato una progettazione. Tutto quello che farò lo condividerò con loro. Da soli non si va da nessuna parte. Preferirei non parlare di modulo, tecnicamente mi potrei trovare altri tipi di giocatori”. Per il mister siciliano e’ una sorta di “triplo salto mortale”, dalle giovanili di Benevento e Palermo alla Serie C dove chiaramente e’ debuttante insieme a Cinelli: “La Lega Pro e’ uno step più alto di Berretti e Primavera uno. Ci sono dei ragazzi che potrebbero essere utili ma quelli del mio Palermo si sono già accasati in altre squadre”. Non si sbottona: “Il direttore Di Somma sta lavorando su certi profili ma preferisco non fare nomi”.
La spinta di Ignoffo si sente già dal primo giorno: “Dobbiamo incarnare lo spirito di Avellino, la differenza la farà l’aspetto morale. Chiedo di dare tutto a tutti per riuscire a riportare la gente allo stadio. Non dobbiamo uscire dal campo solo con la maglia sudata, ma anche sporca di fango e strappata”. Tre anni da giocatore ad Avellino, così racconta la scelta di allenare nella piazza irpina: ” E’ stata una ricerca reciproca. Conosco l’ambiente, sono diventato uomo, con questa maglia ho toccato la Serie A. Avellino e’ un trampolino di lancio, con tutto il rispetto non è la Cavese. Se fai bene qui ti possono venire a cercare squadre come Juve, Inter, Milan. E’ stato tutto molto rapido, ho solo dovuto accettare. All’Avellino non si può dire di no”.