Hanno avuto tempo fino al 15 settembre scorso, per conformarsi agli indirizzi del Piano regionale per le politiche sociali della Campania, relativo al triennio 2013\2015. Ed avrebbero anche potuto avvalersi degli ulteriori margini dei termini di scadenza in proroga. Ma i sindaci del coordinamento istituzionale di riferimento, non sono stati in grado di produrre il necessario protocollo d’intesa, con la successiva ratifica di convalida dei Consigli comunali. E così la Giunta regionale di palazzo Santa Lucia, su proposta dell’assessore Ermanno Russo, ha deliberato il provvedimento di gestione commissariale per ben otto Piani d’ambito territoriale. Un atto dovuto e conseguente alle inadempienze delle amministrazioni comunali, che vi afferiscono; inadempienze, rispetto alle scelte, che erano obbligate a varare per l’organizzazione associata dei servizi di assistenza socio-sanitaria e di contrasto alle molteplici forme di marginalità, da cui sono attraversati i ceti deboli e gli anziani delle comunità locali, soprattutto nell’attuale fase di crisi economica e di difficoltà generali per le famiglie di piccolo e medio reddito o dipendenti da pensioni minime.Inadempienze ed omissioni particolarmente penalizzanti per i destinatari dei servizi e per gli operatori impegnati nei servizi stessi. Una combinazione di danni e beffe, per servizi pressoché fermi. Un vuoto di coesione socio-territoriale, che, in pratica, interessa circa cento Comuni, per una popolazione complessiva di oltre sei cento mila abitanti. E’ un vuoto, se non fosse sufficientemente chiaro da lungo tempo, che fa risaltare il deficit della politica nei territori. Un deficit, a fronte del quale non si può “chiamare fuori” nessuna rappresentanza partitica, con la rispettiva “espressione” nei civici consessi. Sono rappresentanze, si fa per dire, manifestamente incapaci a rapportarsi con i bisogni sociali dei cittadini. E senza dire che nel quadro delle inadempienze si collocano, in alcuni casi, addirittura le…pretese di “prevaricazione” di ordine programmatico e gestionale delle amministrazioni dei Comuni capofila nei confronti degli altri Comuni, specie se con minore indice demografico. Un paradosso di grave e deplorevole irresponsabilità. Come a dire, la negazione della condivisione partecipativa democratica e responsabile, con valenza paritetica. I Piani d’ambito, finiti sotto lo schiaffo istituzionale della Giunta regionale, sono correlati ai Comuni capo fila di Avellino, Morcone, Maddaloni, Melito di Napoli, Gragnano, Vico Equense, Scafati e Camerota. E, per il dettaglio, il Piano d’ambito della cosiddetta area vasta di Avellino, a cui afferiscono una quindicina di Comuni del circondario del capoluogo irpino, vale otto milioni di euro. A far data dal provvedimento di palazzo Santa Lucia, i coordinamenti istituzionali, formati dai sindaci, possono avvalersi, tuttavia, di un’ulteriore proroga di quindici giorni, per definire lo schema di convenzione per la gestione associata dei servizi, convalidato dai civici consessi, così com’è previsto, o addurre controdeduzioni, per denegare la validità del commissariamento. Una volta trascorsi, i 15 giorni di proroga, saranno nominati dalla Giunta regionale, con decreto del presidente Stefano Caldoro, i commissari ad acta, che eserciteranno i poteri sostitutivi di legge, in sostituzione degli organi comunali, adottando e sottoscrivendo lo schema di convenzione dei servizi da fornire in forma associata. I commissari ad acta eserciteranno il loro mandato per 30 giorni, salvo un periodo di proroga, per ragioni fondate e verificabili. I deliberati commissariali passeranno all’ulteriore vaglio dell’amministrazione regionale, per il” via libera” definitivo; esame, quest’ultimo, ch’è stato superato dai programmi dei servizi in forma associativa, prodotti da 55 Piani d’ambito territoriali, pienamente coerenti con gli indirizzi del Piano regionale. Sarà opportuno rilevare che la Regione-Campania ha fronteggiato le criticità, imposte dai “tagli” sulle risorse economiche, decretati dal governo nazionale in tutti i settori di pubblico intervento, con una politica di “spesa”sottoposta ad efficaci e puntuali controlli. E per il Piano delle politiche sociali è stato così possibile disporre del budget di 81 milioni di euro, con riduzione contenuta rispetto al passato triennio. Una condizione, resa possibile anche dal ri-dimensionamento e dalla ri-configurazione degli ambiti territoriali. Né va dimenticato che molti Comuni del decorso triennio hanno ritardato le procedure di rendicontazione, a cui erano tenuti .Omissioni ancora in atto. Sette sono risultati i Piani d’ambito meglio strutturati per programmazione, indirizzi gestionali ed obiettivi, tra i quali quello dei Comuni dell’ area nolana, per una popolazione di circa 110 mila abitanti. Un positivo riconoscimento per i sindaci e le amministrazioni locali, di tutti gli orientamenti politici, che hanno fatto valere lo spirito della coesione nel delicato settore delle politiche sociali. Ne va dato loro atto, considerata la sponda fornita dall’efficacia operativa dell’assessorato del ramo competente dell’Ente di piazza Duomo, retto da Michele Cutolo, e dell’Ufficio di Piano, istituito nel palazzo municipale della città bruniana, coordinato dal dottor Felice Maggio, con la dotazione che si aggirerà sui tre milioni di euro, a cui i Comuni concorreranno con la fiscalità locale, in ragione del riparto economico, stimato secondo il numero degli abitanti.