di Gianni Amodeo
Si chiude con i ballottaggi di domani, la tornata apertasi il 10 giugno per il rinnovo degli organi elettivi di centinaia di Comuni per un test che ha coinvolto oltre sette milioni di cittadini, ribadendo a grandi linee l’esito del voto delle “politiche” del 4 marzo, con la lieve avanzata della Lega, il minimo arretramento del Movimento 5 Stelle non presente in tutte le città in cui si è votato, il leggero recupero del Pd rispetto allo scacco di tre mesi fa. E’ la chiusura che esaurisce il lungo percorso, iniziato nel 2016, scandito da ben tredici elezioni, tra le scadenze” sfalsate nei tempi per le “regionali” e le “amministrative” di turno, per il referendum sulla riforma costituzionale e per le “politiche” di marzo scorso. Ma sarà di breve durata il breack dell’attività … votante, perché sono in dirittura d’arrivo per l’anno prossimo le “europee”, mentre per il 2020 si rinnoveranno vari Consigli regionali.
Per l’appuntamento di domani, in Campania, sono chiamati al voto gli elettori di 13 città con popolazione superiore ai 15 mila abitanti, in cui nessun candidato-sindaco l’ha spuntata due settimane fa. E nel turno del 10 giugno, hanno superato il vaglio elettorale 80 neo-sindaci, con l’insediamento di altrettante amministrazioni. Lo schema ricorrente dei ballottaggi fa registrare ridotte affluenze di elettori; e se dovessero ripetersi o addirittura incrementarsi- come appare più che probabile- i dati numerici dell’astensionismo che nel primo turno ha toccato la soglia di circa il 34% degli aventi diritto, sarebbe un ulteriore colpo inferto alla democrazia dei territori, già gravemente debole e limitata per se stessa per l’esigua qualità della rappresentanza espressa nelle amministrazioni locali nella totale latitanza del discorso pubblico sulle più stringenti problematiche sociali. Un ulteriore abbassamento del livello di partecipazione, allargherebbe ancor più le distanze tra i ceti politico-amministrativi eletti e i cittadini per una deriva preoccupante e socialmente densa di insidie.
Significativa testimonianza dello stato delle cose reali, d’altra parte, è fornita dall’esito del primo turno registrato a Torre del Greco – con l’amministrazione comunale sottoposta al commissariamento prefettizio- che conta oltre 85 mila abitanti. Il 10 giugno ai seggi elettorali della Città corallina si è recato soltanto il 58% degli aventi diritto. E a Castellammare di Stabia si va al ballottaggio sulla scia del poco più del 62% dei votanti del primo turno, tenendo presente che anche l’amministrazione della Città delle acque è commissariata. Sono dettagli ed elementi statistici che fanno denotare non solo le specificità delle situazioni di crisi socio-economica e produttiva che vivono le due importanti città, ma anche la scarsa fiducia riposta nella funzione della politica. Una caduta a picco della credibilità, di cui portano il grave carico di responsabilità sia i governi locali che i partiti e i gruppi dirigenti che li hanno gestiti in malo modo nell’arco degli ultimi decenni, facendo incubare e generare la disaffezione per il bene comune e per l’etica della responsabilità partecipativa. Uno “spaesamento” acuito e aggravato dall’incidenza diffusa sui territori degli avvelenati effetti dell’economia illegale connessa con l’operatività condizionante dei clan di camorre e mafie.
Al di là di questo giudizio, a Torre del Greco, nella sfida del ballottaggio saranno impegnati Palomba, per una coalizione riferibile al centro-sinistra, e Mele, in rappresentanza di una coalizione di “civiche”. Palomba approda alla sfida con il 35% dei voti del primo turno, mentre Mele con poco più del 15%. A Castellammare di Stabia, il ballottaggio coinvolgerà Giovanni Cimmino, sostenuto da una coalizione di sette liste del centro-destra, che ha totalizzato poco più del 32%, e Andrea Di Martino, espressione di una coalizione di liste civiche orientate per lo più a centro sinistra, che nel primo turno ha catalizzato poco più del 22% dei voti espressi.
A San Giuseppe Vesuviano, il ballottaggio è del tutto speciale ed è tutt’interno al centro-destra. Si fronteggiano il sindaco uscente, Vincenzo Catapano, sostenuto da una coalizione che al primo turno ha superato il 46% dei voti, e Antonio Agostino Ambrosio, già sindaco della città, in rappresentanza di Forza Italia. A Brusciano, la posta per la guida del governo cittadina è contesa da Giuseppe Montanile Montanile, in rappresentanza di una coalizione con prevalente matrice di centro-sinistra, e da Carmine Antonio Esposito, che si vale del supporto di una coalizione di liste civiche.
Di rilievo, il ballottaggio per la nuova amministrazione del Comune di Avellino, l’unico capoluogo di provincia interessato al test elettorale di giugno. La sfida pone a confronto Nello Pizza, in rappresentanza di una coalizione di sette liste riferibili al centro-sinistra, che al primo turno ha superato la soglia del 40%, e Vincenzo Ciampi del Movimento 5 Stelle, la cui dotazione di partenza è di poco superiore al 20% dei voti del primo turno. Uno scenario favorevole, almeno in apparenza, a Pizza. Ma resta da verificare se e come Ciampi catalizzerà il consenso che nel primo turno ha gratificato gli altri candidati-sindaci, tenendo presente l’exploit compiuto dai pentastellati il 4 marzo, ribaltando a loro favore tutti gli equilibri consolidati nella gestione del potere amministrativo e politico, esercitato per decenni dai partiti del centro-sinistra. Né Pizza né Ciampi hanno sottoscritto apparentamenti con altri schieramenti politici.
II BALLOTTAGGI\ AVELLINO\ Pizza- Ciampi; BRUSCIANO\ Montanile-Esposito; SAN GIUSEPPE VESUVIANO\ Catapano-Ambrosio;VOLLA\ Di Marzo-Viscovo; CASTELLAMMARE DI STABIA\ Cimmino-Di Martino; TORRE DEL GRECO\ Palomba-Mele; CERCOLA\ Fiengo-Esposito;QUARTO\ De Leo-Verde; ORTA D’ATELLA\ Villano- Gaudino; FORIO\ Del Deo-Verde; TRENTOLA DUCENTA\Apicella-Sagliocco; PONTECAGNANO FAIANO\ Lanzara- Pastore; QUALIANO\ De Leonardis-De Luca.