di Gianni Amodeo
E’ andata in archivio domenica la prima edizione di Tempo di libri, con uffici e stand espositivi allestiti negli spazi della Fiera di Rho, a Milano, con oltre 80 mila visitatori. Un bilancio in chiaroscuro, per lo scotto pagato alla novità dell’iniziativa e certamente all’arco dei cinque giorni di svolgimento dell’evento. Ed è in dirittura d’arrivo il Salone del Libro, la grande kermesse che si realizza a Torino, sulla scia una lunga e qualificata storia di promozione dell’editoria e della diffusione della lettura. Ed è il classico appuntamento del Maggio con i libri.
Due manifestazioni di valorizzazione dell’editoria e del libro cartaceo, che, pur costituendo importanti segnali per il panorama culturale italiano, rappresentano soltanto dei tasselli che si collocano sul percorso di avvicinamento ad altre e ben più rilevanti realtà nell’ambito comunitario europeo. E, per inquadrare il senso delle distanze, sarà opportuno considerare che in Germania e in Francia, il mercato librario, in termine economici vale, rispettivamente, sei e tre volte tanto quello italiano che, a sua volta, è pari ad un miliardo. Ed in Inghilterra, Brexit e non Brexit, si è ai livelli dell’eccellente situazione tedesca, con la predominante componente formata da lettori giovani e giovanissimi, a conferma “anche” degli ottimi standard dei sistemi scolastici, del tutto in linea con gli obiettivi dei Trattati di Lisbona applicati in Italia con la consueta e sistematica Superficialità di sempre. Sono indicazioni statistiche che concorrono a far comprendere come e quanto la Galassia lettura sia ancora e di modesta portata in ambito nazionale. E si lascia da parte il capitolo della grande editoria di matrice statunitense, che utilizza ad ampio ventaglio i circuiti della distribuzione del mercato internazionale, con libri pubblicati, tradotti e e venduti in milioni di copie, incluso il rapporto di causa\effetto-traino indotto dalla riproduzione in cinematografia e teatro.
La riprova della fragilità italiana si ritrova nella graduatoria appena pubblicata, in ordine al riconoscimento delle “Città che leggono”, il progetto di ampio respiro connesso con l’avviso pubblico emanato lo scorso anno dal “Centro per il libro e la lettura”, che fa capo allo specifico Istituto autonomo del Ministero dei beni e attività culturali e il turismo; progetto, la cui chiave ispiratrice è espressa nella frase dettata da Albert Einstein e scelta quale elemento identificativo delle molteplici attività dell’ Istituto, tra cui spicca il Maggio dei libri. La frase recita: “Se volete che un bambino sia intelligente, leggetegli delle favole. Se volete che diventi più intelligente, leggetegli più favole”. E alla base del progetto c’è il semplice principio, per il quale “ la lettura é un valore riconosciuto, da cui dipende la crescita intellettuale, sociale ed economica di una comunità”.
IL MEZZOGIORNO DEI “LETTORI DEBOLI” . LA CAMPANIA CHE NON AMA I LIBRI
Ed ecco i riscontri all’avviso pubblico. Dei 522 Comuni che hanno risposto , solo 366 sono stati ammessi all’inserimento in graduatoria, per il riconoscimento di “Città che leggono”, in virtù del quale è possibile accedere ad un’articolata serie di incentivi e supporti economici specificamente dedicati, che permettono alle amministrazioni locali di poter concorrere ad ampliare e potenziare la rete dei servizi delle biblioteche pubbliche e delle scuole, le attività delle librerie e delle associazioni di caratterizzato profilo culturale attive e presenti sui territori con iniziative di affidabile qualità e credibilità; rete monitorata costantemente secondo parametri oggettivi e pubblica rilevanza che ne attestino la sicura utilità e funzione sociale e di promozione della crescita civile. In Campania, l’ambito riconoscimento di “Città che leggono” premia l’area salernitana. Angri, Pagani, Pontecagnano Faiano e Cava de’ Tirreni, si possono fregiare del sigillo di merito, mentre a seguire si collocano Napoli, Caserta, Benevento e Ariano Irpino.
Nel contesto dei 551 Comuni, quanti sono quelli campani, viene proprio da dire che si è nella condizione dei numeri minimi; condizione ch’è analoga a tutte le altre regioni del Mezzogiorno. D’altra canto, al di là della graduatoria delle “Città che leggono”, parlano con chiarezza altri indicatori statistici, che fanno risaltare anche su questo versante il gap che colloca il Mezzogiorno in posizioni di retroguardia rispetto alle regioni del Nord, dove si “legge di più” per costume sociale e civile. E proprio nelle città del Nord si registra la maggiore presenza dei cosiddetti “lettori forti”, che di norma leggono un libro al mese, mentre sono considerati “lettori deboli” coloro che leggono non più di tre libri all’anno. E nel Mezzogiorno è particolarmente alto il tasso dei “lettori deboli”, così com’è smisurato il numero di quanti, pur alfabetizzati, da anni non leggono un libro. Sono fattori di negatività, che, combinati con il crescente e capillare fenomeno dell’ ”analfabetismo di ritorno”, da cui sono attraversati in lungo e in largo i ceti professionali, che spesso non vanno oltre la partecipazione ai corsi di aggiornamento per le loro specifiche competenze. Uno scenario che di “debolezza e limitatezza” culturale, che non favorisce i processi di partecipazione all’evoluzione civile e alla vita della democrazia nella libertà e nella ricchezza contenutistica delle idee che non si possono certamente confondere e mescolare con le chiusure e i luoghi comuni dell’ossessiva autoreferenzialità e dell’egolatria disinformata prevaricante nei social. E della loro povertà lessicale.
FIORI E READING
Una singolare e interessante gemma, per quanto piccola si possa considerare, domenica ha fatto, tuttavia, da controcanto allo scenario abbozzato e appunto in coincidenza con la Giornata mondiale del libro, nella Villa comunale, a Camposano, il piccolo Comune alle porte della città bruniana. Una Festa, all’insegna dell’incontro con autori e autrici giovani e meno giovani, focalizzando i temi dei loro testi, con reading e sequenze discorsive puntuali ed essenziali nell’efficacia senza cedimenti alla banalità, curate e ben condotte da Anita Napolitano, animatrice dell’associazione “ I libri e le rose”.
Varie e significative le tematiche trattate, da quella narrata da Angelo Amato De Serpis, nella storia di “Arpad ed Egri”, in cui le vicende dello sport incrociano la tragedia delle persecuzioni razziali anti-ebraiche del secondo dopo-guerra mondiale condotte dal nazional-socialismo hitleriano, a quella di “Basta, vado a dormire”, un libro-documento che, nel filtro di esperiernze dirette, racconta il fenomeno del teppautismo, con cui le madri devono misurarsi nella quotidianità, per fronteggiare le dinamiche dell’incontrollata e incontrollabile violenza di figli e figlie affetti da autismo; dalla rapsodia dei voli creativi di Giuseppe Meluccio, con l’intrigante silloge de “L’energia cosmica” , in cui le rime della Poesia giocano con la scienza esatta della Fisica, a quella della giovanissima Ilaria Vassallo, che con “Una muta vitalità” si libra nella purezza del verseggiare con disinvolta padronanza di lessico e ricchezza di immagini stilizzate con bella, per quanto ardua nelle venature classicheggianti, scansione metrica. E, per finire, la nitida trama di “Un amore così grande”, in cui vibra e rifulge la schietta sensibilità di Maria e Valeria Dotto.
A far da cornice lo scambio di rose e fiori, l’onore reso a un raffinato buffet. E tanta buona musica. A rendere gli onori di ospitalità, in nome della cittadinanza, il sindaco Franco Barbato. L’appuntamento di “I libri e le rose” è già fissato per la Primavera 2018.