Di parole per descrivere Gianni Rivera ne sono state scritte tante negli anni. Primo pallone d’oro italiano, vicecampione del mondo, campione europeo, anche se non ha giocato la finale, tre scudetti, due coppe Europa e una coppa intercontinentale, ora anche “scrittore” per cercare di rilanciare quel calcio che ormai in pochi amano veramente. Proprio per presentare il suo libro è stato invitato nel rione ACP dal candidato sindaco per Camposano Francesco Barbato, che appoggia appieno questo progetto così bello. “È una raccolta di articoli di giornale, di foto e dei racconti della mia vita calcistica e non. L’idea del libro è nata quasi per caso ed la grafica è stata interamente curata da mia moglie”, così ha iniziato a presentare il suo libro il Golden Boy che poi ha raccontato alcuni aneddoti della sua vita attraverso le immagini che scorrevano sul maxi schermo alle sue spalle. Raccontando la sua vita privata, le sue imprese, gli allenatori che hanno segnato la sua vita calcistica, le rivalità sul campo, Gianni Rivera ha fatto capire che era un genio e un pazzo dentro al campo e fuori, gentile e un semplice ragazzo che ama il calcio.
A tal proposito sta cercando di creare un progetto chiamato “l’Accademia del calcio” per cercare di far ripartire dalle periferie gli impianti sportivi per rilanciare quel calcio vero, che insegna i veri valori. Infine il campione ha firmato autografi, fatto foto con i suoi ammiratori e, da persona disponibile qual è, ha risposto ad alcune domande sui giocatori della nazionale, sulle differenze del calcio moderno e sulla prossima stagione del Milan, dicendo: “E’ difficile trovare dei giocatori dell’Italia che siano superiori agli altri. C’è un buon gruppo che gioca in nazionale, ci sono alcuni difensori, Buffon che naturalmente è diventato un po’ il simbolo di questa nazionale ma è difficile privilegiare un giocatore piuttosto che un altro. La differenza tra il calcio moderno e quello di una volta è che è cambiato lo stile di vita, sono arrivati molti soldi ora e decidono i giocatori dove andare e il sistema è cambiato radicalmente e stiamo pagando un po’ nel settore giovanile per creare giovani dotati tecnicamente, quindi bisognerebbe lavorare più in quel senso. Per quanto riguarda il Milan è difficile dirlo ora, bisogna aspettare l’evolersi delle cose”.
Non ha espresso invece nessuna dichiarazioni per quanto riguarda le scelte del ct Conte, dicendo che non discuteva la scelte dell’allenatore, e solo con il tempo si vedrà se sono giuste o meno. Invece per la scelta della maglia del numero 10 a Thiago Motta ha detto che questo numero lo possono indossare anche i portieri al giorno d’oggi, non avendo più lo stesso significato di una volta. Il Golden Boy, icona del calcio del passato, cerca di rilanciare quel calcio per il quale ha dato la vita, con la speranza che ci riesca, perché le emozioni solo il calcio vero le può dare. Ad maiora Gianni! (Antonio D’Arco)