di Gianni Amodeo
Il verdetto è netto e chiaro, ed è stato appena reso noto ai non addetti alle dispute giuridiche e … leguleie.
Non sussiste alcuna forma di fumus boni iuris che possa dare appigli di fondatezza e parvenze di legittimità all’accoglimento della domanda cautelare, con cui, in sostanza, Ciro Attanasio si è rivolto al Tribunale amministrativo regionale della Campania – sezione giurisdizionale di Napoli- per conseguire il reintegro nel civico consesso, a Camposano; reintegro, in funzione dell’annullamento, previa la sospensione d’efficacia del deliberato, con cui il Consiglio comunale di Camposano lo ha dichiarato decaduto dall’esercizio delle funzioni di componente dell’organo elettivo.
E’ un provvedimento di decadenza che non fa nessuna piega-evidenziano i magistrati- adottato alla luce delle disposizioni dello Statuto e dei regolamenti che disciplinano l’attività amministrativa e funzionale del Comune di Camposano; disposizioni che contemplano la decadenza dal ruolo di consigliere per chi si assenta- per tre volte consecutive– dalla partecipazione alle sedute consiliari, regolarmente indette e convocate, con atti di notifica agli interessati. Ed è la fattispecie verificata della condizione in cui si ritrova Ciro Attanasio, che non ha prodotto congrui dati ed elementi di giustificazione, rispetto alle assenze che hanno determinato la dichiarazione di decadenza, quale atto dovuto e, se si vuole, automatico; una condizione marcata dal dispositivo della sentenza pronunciata dal Collegio giudicante della prima sezione del Tar, presieduto da Gianmario Pelliggiano, con Maurizio Santise, consigliere estensore, e Domenico De Falco, referendario, recependo le controdeduzioni difensive, presentate dall’avvocato Gabriele Vitale, dell’omonimo studio legale di Nola, a difesa e tutela degli interessi dell’amministrazione comunale, mentre le istanze di Attanasio erano affidate agli avvocati Ferdinando Pinto e Giulio Renditiso.
E’ la fattispecie che ha una sua specificità, a cui corrisponde la sanzione adottata e che non interferisce con altri elementi o situazioni concernenti la composizione del Consiglio comunale, facendo, per dir così storia a se stante; e su cui non incide affatto, tanto per dire, la mancata surroga del primo dei non eletti, a fronte delle dimissioni rassegnate da un consigliere, dal momento che Statuto e regolamenti comunali circoscrivono di netto l’obbligo di partecipazione alle sedute consiliari, fatte salve appunto ragioni significative e di forza maggiore.
Tutto chiaro nella decisione sulla disputa e quadro di normalità ripristinata per il Consiglio comunale nell’esercizio delle sue funzioni istituzionali, e la partita si chiude con la sentenza del Tar. Senza problemi. La “cosa”, tuttavia, si ridurrebbe ad una bagattella, una storia “minima” così come è stata raccontata, da spedire in archivio senza difficoltà come atto di routine, se fosse scissa da un altro percorso di pubblico rilievo, in cui è attivamente impegnato da circa due mesi Ciro Attanasio, pur sempre operatore socio-sanitario di professione, con il dichiarato obiettivo di occupare uno dei 50 seggi del Consiglio regionale della Campania che sarà eletto con il voto del 20 e 21 prossimi, in virtù della candidatura in più Campania in Europa, una delle 15 liste della folta e composita coalizione che sostiene la candidatura di Vincenzo De Luca, presidente della Campania.
Naturalmente, sul punto della candidatura del decaduto consigliere comunale per l’assemblea regionale, non c’è nulla da eccepire, ci mancherebbe pure questo. Da rilevare, sono,però, due dettagli noti che meritano, tuttavia, di essere focalizzati, perr niente banali e facili da liquidare, facendo la tara della confusione politica o para-politica in atto.
Il primo, consegna il profilo di Ciro Attanasio, uomo pubblico nella “sua” Camposano, conosciuto per l’appartenenza alla Destra politica con la “militanza” in Fratelli d’Italia; una “militanza” rimossa e cancellata qualche mese fa, per entrare nella … nuova ed ospitale Grande casa, su cui sovraintende il presidente De Luca. Una “militanza”, che pure è valsa a far conferire a Ciro Attanasio appena qualche anno fa importanti incarichi direttivi regionali e nazionali nell’apparato organizzativo del partito di Giorgia Meloni, concorrendo, altresì, a favorirne l’elezione a consigliere comunale nella tornata del giugno del 2016 nella componente maggioritaria- di matrice civica- dell’amministrazione guidata dal sindaco Franco Barbato.
Il secondo dettaglio fa leva sullo spot lanciato da Ciro Attanasio a metà agosto, a sostegno della propria candidatura a consigliere regionale. Spot “modello– Gomorra”, incentrato sul protagonista della serie–Sky, il truce don Pietro Savastano, parafrasandone in perentorio slang l’ordine perentorio impartito come programma ad ipotetici interlocutori di clan, o giù di lì … ”Mo ce pigliamm’ tutto chell ch’è ‘o nuosto: sanità, rifiuti, ma soprattutto dignità e rispetto”; spot che continua ad essere virale, girando sui social, quasi a simboleggiare le tante story di questa bizzarra e strana campagna elettorale che si svolge quasi alla chetichella, sotto la cappa del Covid–19.
Uno spot inquietante per il sotteso linguaggio minatorio e predatorio, in pari tempo, con cui si connota nel far intendere la politica e le sue “pratiche” correnti. Uno spot che l’interessato, neanche a dirlo, ha ridimensionato nella portata di signfiicato, presentandolo come una provocazione, la cui essenza di messaggio … va semmai letta nel recupero e nell’affermazione della “dignità e del rispetto” per la Campania prossima ventura, quale uscirà delle urne. Del resto, sul comparto–sanità e sul comparto–rifiuti le competenze della Regione–Campania già sono largamente ri-conosciute ed esercitate, senza che se ne vedano le ragioni di un supplemento, come fa notare, quasi con ironia, nella sua analisi linguistica sul virale … spot, il professore Marcello Ravveduto, docente dell’ Università di Salerno, autore di importanti e approfonditi saggi sui poteri della criminalità organizzata da sempre esercitati in Campania e nel Sud; una produzione di qualità e profondità di ricerca, in cui spicca il saggio pubblicato da Melampo nel 2016 ed intitolato “Il sindaco gentile. Gli appalti. La camorra. La storia di un uomo onesto”, incentrato sulla figura e sull’operato politico-amministrativo di Marcello Torre, il sindaco di Pagani assassinato l’ 11 dicembre del 1980 dalla camorra capeggiata da Raffaele Cutolo.
Marcello Torre, uomo generoso e avvocato di grande professionalità e cultura, sognava e lottava per Pagani “libera e civile” i di Marcello Ravveduto, docente all’ Università di Salerno, autore di importanti e documentati saggi sui poteri della criminalità organizzata in Campania e nel Sud, tra cui “Il sindaco gentile”. Gli appalti. La camorra. La storia di un uomo onesto”, incentrato sulla figura e sull’azione di Marcello Torre, il sindaco di Pagani assassinato l’11 dicembre dell’ 80 dalla camorra capeggiata da Raffaele Cutolo.