Sabato 11 gennaio ore 17.00 al Museo archeologico dell’antica Capua si inaugura la mostra fotografica “SuMemArt”, La Memoria dell’Arte. L’esposizione con fotografie di Luigi Bilancio rappresenta l’arte nell’arte, le linee estetiche della danza immerse nella maestosità del monumenti antichi, suscitando consapevolezza e sensibilità verso il nostro patrimonio materiale e immateriale. La danza, linguaggio colto e diretto al tempo stesso, racconta qui, attraverso la costruzione di immagini composite, il territorio campano ricco di storia da far conoscere al grande pubblico. L’idea progettuale del fotografo Luigi Bilancio è sollecitare interesse e curiosità per la memoria dell’arte e della storia. A dialogare con uno dei più maestosi monumenti antichi, l’Anfiteatro Campano, secondo in ordine di grandezza solo al Colosseo, sono i corpi dei danzatori del Teatro San Carlo a Napoli, punto di riferimento internazionale per la danza e non solo, nell’intento di avvicinare, attraverso un linguaggio visivo moderno, i diversi pubblici, soprattutto le nuove generazioni, all’arte e alla nostra storia. In questo luogo così affascinante il fotografo Luigi Bilancio ha coinvolto i danzatori Danilo Notaro, Tommaso Palladino e Sara Gison, fondendo in un unico spazio visioni artistiche che dialogano tra loro.
“L’anfiteatro Campano è stato scelto come prima ambientazione di una serie scatti che vedranno il
coinvolgimento di altri siti culturali della Campania, questo rappresenta il frutto di un lavoro di promozione del patrimonio archeologico di Santa Maria Capua Vetere che investe vari settori della cultura e della società” afferma Ida Gennarelli, direttore del Museo Archeologico dell'Antica Capua. La manifestazione è promossa dal Polo museale della Campania, diretto da Anna Imponente, con il Museo dell’antica Capua, diretto da Ida Gennarelli.
Luigi Bilancio Dance Photographer, appassionato dell’arte della fotografia, ha iniziato a fotografare la danza per “necessità”, o meglio per amore della moglie, oggi insegnante di danza, che gli ha trasmesso la possibilità di affacciarsi a questo mondo. Nel 2014 elabora il suo primo progetto fotografico, Outre la Danse – il bello è solo l'inizio del tremendo, nato dal desiderio di raccontare il ‘dietro le quinte’ della danza, evidenziandone il sacrificio, la passione, il dolore, la solitudine e, a volte, anche la ‘pazzia’, che ritrae la danzatrice in un manicomio abbandonato, come luogo in cui venivano lasciate morire dalla società persone malate, definite pazze semplicemente perché diverse. Nel 2016 con Cover Radicata al corpo come albero al terreno ha raccontato un altro aspetto della danza: la maschera, ovvero la sovrastruttura con la quale ci presentiamo, ci relazioniamo alle persone, che non sempre permette di mostrare noi stessi per quello che siamo. Nel 2018 è stata la volta di AQVA – L’istante infinito di un
momento, in mostra da marzo 2019 al Teatro San Carlo, che ritrae i danzatori del San Carlo in una sequenza di scatti che, attraverso gocce d’acqua, riproducono la dinamica della danza al di là della stasi di una immagine.
“L’anfiteatro Campano è stato scelto come prima ambientazione di una serie scatti che vedranno il
coinvolgimento di altri siti culturali della Campania, questo rappresenta il frutto di un lavoro di promozione del patrimonio archeologico di Santa Maria Capua Vetere che investe vari settori della cultura e della società” afferma Ida Gennarelli, direttore del Museo Archeologico dell'Antica Capua. La manifestazione è promossa dal Polo museale della Campania, diretto da Anna Imponente, con il Museo dell’antica Capua, diretto da Ida Gennarelli.
Luigi Bilancio Dance Photographer, appassionato dell’arte della fotografia, ha iniziato a fotografare la danza per “necessità”, o meglio per amore della moglie, oggi insegnante di danza, che gli ha trasmesso la possibilità di affacciarsi a questo mondo. Nel 2014 elabora il suo primo progetto fotografico, Outre la Danse – il bello è solo l'inizio del tremendo, nato dal desiderio di raccontare il ‘dietro le quinte’ della danza, evidenziandone il sacrificio, la passione, il dolore, la solitudine e, a volte, anche la ‘pazzia’, che ritrae la danzatrice in un manicomio abbandonato, come luogo in cui venivano lasciate morire dalla società persone malate, definite pazze semplicemente perché diverse. Nel 2016 con Cover Radicata al corpo come albero al terreno ha raccontato un altro aspetto della danza: la maschera, ovvero la sovrastruttura con la quale ci presentiamo, ci relazioniamo alle persone, che non sempre permette di mostrare noi stessi per quello che siamo. Nel 2018 è stata la volta di AQVA – L’istante infinito di un
momento, in mostra da marzo 2019 al Teatro San Carlo, che ritrae i danzatori del San Carlo in una sequenza di scatti che, attraverso gocce d’acqua, riproducono la dinamica della danza al di là della stasi di una immagine.