Dramma nell’indifferenza: tre suicidi in un giorno in Irpinia. Lo scorso mese scrivevamo una lettera formale – diffusa anche a mezzo della stampa provinciale – alla prefetta di Avellino Rossana Riflesso per sapere se gli attori politici e istituzionali non intendessero attivarsi per fronteggiare l’emergenza suicidi in Irpinia. Ad oggi non è pervenuta alcuna risposta.
L’immobilismo delle istituzioni locali fa il paio con l’assoluta mancanza di iniziative e di interventi concreti da parte dei sindaci dei comuni della provincia. Cosa fare per prevenire il suicidio? Parlarne e parlarne ancora, per scongiurare, quanto più possibile, il ripetersi del drammatico fenomeno. È essenziale sensibilizzare la comunità sul tema del suicidio con qualsiasi mezzo disponibile. Giornate a tema, tavoli di confronto, campagne informative, pubblicità sociale. Sostegno psicologico. Nelle “terre dell’osso”, spolpate dalla politica degli interessi, non c’è nulla di tutto questo. Appare evidente, come ancora una volta, il “bene comune” sia solo uno slogan vuoto, da rispolverare all’occorrenza dal principotto di turno per continuare a conservare il potere. I sindaci irpini invece di esibire la propria tristezza sui social dopo ogni tragedia (annunciata), si concentrassero sul da farsi.
Di seguito la lettera, sempre attuale, alla prefetta Riflesso.
Suicidi in Irpinia: la politica che non c’è
A Lioni, nel giorno di Ferragosto, un giovane poco più che ventenne si è tolto la vita. Una notizia atroce, diventata ormai routinaria dalle nostre parti. Molte, troppe le persone che in Irpinia vedono nel suicidio l’unica via d’uscita dalle difficoltà e dal proprio malessere. I più vulnerabili sono ragazzi e giovani uomini. Vite che si spengono troppo presto lasciando il cerino della disperazione in mano a chi resta, familiari e conoscenti. Nell’inerzia di politica e istituzioni. Sì! Perché oggi il suicidio è prevenibile o comunque arginabile.
Quasi mai, infatti, uccidere sé stessi è una scelta fatta d’impulso, piuttosto arriva al culmine di una situazione di profondo disagio esistenziale e psicologico. Se alle persone vicine a chi soffre spetta il compito non facile di riconoscere i campanelli d’allarme, alla politica e alle istituzioni l’onere di promuovere attività di informazione e di sensibilizzazione sul tema. Ma la parola “prevenzione” – indipendentemente dall’argomento – sembra essere sparita dall’agenda politica in Irpinia. Così, una comunità che pur dispone di ricchezze paesaggistiche inestimabili, inanella una raffica di primati negativi.
La provincia di Avellino è tra le peggiori province d’Italia per cultura e tempo libero. Sanità e trasporti sono inefficienti: chi può sceglie di curarsi lontano da casa; muoversi con i mezzi pubblici è un inferno. L’aria che respiriamo è tra le peggiori del Centro-Sud per livelli di polveri sottili. Oltre la metà di fiumi e torrenti sono inquinati. Di conseguenza anche l’ambiente è sempre meno salubre: dati allarmanti su tumori e malattie respiratorie dovrebbero far riflettere. E potremmo continuare nell’impietosa disamina. Ciononostante, per i mestieranti della politica irpina «neppure la neve è così fresca», richiamando un noto detto napoletano.
Sul fronte dell’occupazione i posti di lavoro sono pochi e generalmente per raccomandati. I giovani vanno altrove. La popolazione è sempre più anziana. Verosimilmente l’Irpinia si muove verso un futuro non roseo. L’aspettativa negativa e la paura riguardo al proprio futuro sono i fili invisibili che legano gli episodi di suicidio dei giovani. Per prevenire il suicidio è fondamentale parlarne. Bisogna rendere visibile il problema, individuare eventuali fattori di rischio e trovare possibili soluzioni per ridare speranza a chi l’ha perduta.
Gli organi di indirizzo politico e le istituzioni competenti quali provvedimenti intendono adottare per contrastare l’emergenza suicidi nella provincia di Avellino?
Cordialmente, Carmine Pascale