di Pellegrino Gambardella
Il racconto giornalistico fatto della morte del dott. Carmine Sommese non è uguale a quello per altri che sono caduti per mano del Coronavirus nell’adempimento del proprio dovere. Ebbene la morte per le stesse ragioni subisce una ingiusta disuguaglianza tra le vittime. Non si comprende perché il dott. Carmine Sommese non meriti lo stesso riconoscimento, giustamente tributato ad altri suoi colleghi che hanno incrociato il fine vita nell’esercizio della professione medica.
Paga per ciò che è stato fatto da altri (vivi) a “Sua insaputa”. E’ certamente destabile il raduno dei concittadini, ma nessuno però si è premurato di evidenziare nella cronaca dei fatti che tutto ciò non era stato ordinato da Carmine Sommese (per un alibi che non aveva bisogno di riscontro) né dalla Sua famiglia.
Nessuno ha evidenziato che quando è stato ricoverato e prima di essere intubato ha, tra l’altro, invitato tutti:” ….ancora una volta a restare a casa, rispettando e con senso di responsabilità tutte le misure adottate per la prevenzione e il controllo della diffusione del coronavirus…”.
La moglie, Marina Gambardella, dichiara l’ex deputato Barbato, che ha presentato denuncia per ciò che è avvenuto, aveva fatto un appello contro ogni iniziativa pubblica perché ciò contrastava con la volontà del povero marito morto, anche lui, come gli altri a causa del Covid-19.
Carmine Sommese, primario di chirurgia dell’Ospedale di Nola, figlio di persone umili ma oneste, era una persona perbene e professionista esemplare, benvoluto da tutti i colleghi e amatissimo dai suoi pazienti. Più volte Sindaco di Saviano con ampio consenso popolare.
La TV di Stato e la stampa in genere lo hanno presentato (da morto) come l’autore e il fomentatore indiretto di piazza o, peggio, il sobillatore di un evento, peraltro non voluto né gradito dalla famiglia, nel rispetto della volontà manifestata dallo stesso compianto Carmine con le sue ultime parole, prima di essere intubato. Non fa notizia la morte sul campo di un medico onesto, ma quello che gli altri hanno fatto senza essere autorizzati o invogliati. O meglio, la morte fa notizia, ma non dalle nostre parti, dove si nasce con il peccato originale per la sola appartenenza a un territorio.
Nessuna parola di pietà o di cordoglio per la famiglia sulle pagine di giornali e sulla TV di Stato (???)!!!!! Dai messaggi della stampa e anche da sindaci di paesi limitrofi non si capisce se Carmine è stato vittima o diffusore del virus.
Almeno questo torto gli è stato risparmiato, ma la sua famiglia non potrà fare a meno di subirlo.
Per le stesse ragioni, morire al Nord di covid-19 è un atto eroico, morire al Sud, PER LO STESSO VIRUS, è una colpa che travolge e cancella la storia personale di un uomo dotato di carità cristiana.
Tutti noi, invece, insieme a tanta gente, anche quella cha ha dato sfogo di sincera gratitudine in modo assolutamente inopportuno, lo ricorderemo sempre con le parole con cui ci ha lasciato: “la mia professione di medico ed il mio ruolo di sindaco mi hanno inevitabilmente esposto ad un maggiore rischio di contagio. Spesso si rimane feriti da cio’ che più si ama, dal mio aver combattuto in prima linea, e senza risparmi, la battaglia che tutti noi stiamo vivendo. Colpito da una malattia silente e diventato paziente, rafforzo il mio amore per la medicina e la dedizione alla mia cittadina, perchè la mia esperienza di contatti umani e di quanti a me si sono affidati mi ha reso migliore oggi più di ieri.”
Pellegrino Gambardella (già sindaco di Visciano)