Dopo lo scandalo della carne di cavallo contraffatta che ha interessato la Francia e l’Europa, lo “Sportello dei Diritti”, mette in guardia su un rischio che potrebbe interessare anche il nostro Paese. Il problema sarebbe più esteso di quanto si pensa; per la frequenza con la quale tali fatti si verificano, sembra confermare che non siamo di fronte a fenomeni episodici che potrebbero interessare anche diversi Stati membri dell’Unione Europea. L’allarme riguarda una nota catena di distribuzione in Svizzera dove cinque collaboratori di una filiale sono finiti sotto inchiesta nel canton Argovia perché sospettati di aver cambiato le etichette a prodotti che avevano superato la data di vendita. Ma non solo. La truffa interesserebbe anche la vendita di carne prodotta convenzionalmente spacciata per bio, ha spiegato il capo della polizia criminale, Markus Gisin, durante una conferenza stampa. In tutto sarebbero stati individuati 3’920 casi di falsificazione di documenti e di infrazioni alla legge sulle derrate alimentari. Ogni settimana, nell’arco degli ultimi 5 anni, le persone inquisite avrebbero cambiato le etichette a migliaia di chilogrammi di carne. Ora “L’affare della carne” preoccupa i consumatori svizzeri e rimbalza da un sito web all’altro su internet. A tal proposito, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” chiede al Ministero della Salute, controlli urgenti per evitare che tali fenomeni colpiscano anche il nostro Paese. Mentre invita i consumatori a scegliere prodotti di cui conosciamo la provenienza prestando attenzione a tutto ciò che di strano troviamo nelle etichette e nelle confezioni.