Era il 19 luglio 1992, ore 16 e 58 una Fiat 126 rubata contenente circa 90 kg di esplosivo del tipo Sentex-h, viene fatta esplodere da mani sanguinarie in via Mariano D’Amelio, persero la vita il giudice Paolo Borsellino gli uomini della scorta: Agostino Catalano, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina. Cinquantasei giorni dopo la strage di via Capaci dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone la moglie e gli uomini della scorta. “Non ho tempo da perdere diceva Borsellino devo lavorare, devo lavorare… E’ una corsa contro il tempo, per arrivare alla verita’ prima di essere fermato”. Paolo Borsellino sentiva e sapeva che sarebbe stato ucciso”. Mi uccideranno, ma non sara’ una vendetta della mafia la mafia non si vendica. Forse saranno i mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri”, parole inquietanti che rimangono scolpite nella mente di ognuno di noi e che inducono una richiesta racchiusa in termine “verita”… 28 anni senza sapere ancora la verita’ sulle due stragi, 28 anni senza sapere che fine ha fatto l’agenda rossa del giudice Borsellino dove lui annotava tutto. Il presidio ultimi per la legalità Caserta- Maddaloni ed azione e partecipazione a largo San Sebastiano Caserta hanno voluto commemorare quella terribile giornata. Don Aniello Manganiello,il giudice Domenico Airoma, il poliziotto Nicola Barbato gravemente ferito il 24 settembre 2015, gli avvocati Enrico Trapassi e Carla Vigliotta, Giacomo Ottaiano, Maria Nunziata, Fortuna Gatta, Giacomo e Samuele Quagliariello, dott. Filomeno Caruso, Carmine Bianco, insieme a tanti altri hanno pregato, pianto, rivissuto quella drammatica scena, vegliato sui corpi dilaniati dalla ferocia inaudita di criminali senza scrupoli, senza pietà, senza amore e fede cristiana. Morire per aver fatto il proprio dovere, per voler far rispettare la giustizia e la legalità contro la mafia interna ed esterna… Non potevamo far far finta di niente girando la testa dall’altro lato come se nulla fosse successo… La nostra presenza vuole essere un incitamento ed un segnale di solidarietà forte ai magistrati e alle forze dell’ordine e dire noi siamo con voi facciamo il tifo per voi… “credo che ognuno diceva giovanni falcone, debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi saremmo tutti bravi ed irreprensibili”. Contano le opere, gli esempi, le impronte lasciate rivolte al bene comune. Il cambiamento deve avvenire dentro di noi e fuori di noi, non puo’ essere frutto di improvvisazioni o di desideri e suggestioni momentanei ed estemporanei, il cambiamento deve essere il risultato di un lavoro quotidiano continuo e costante, servono atti concreti non chiacchiere inciuci e pettegolezzi. Borsellino e falcone non sono morti, non li hanno uccisi rimangano nel cuore e nella mente di chi segue i loro insegnamenti i loro valori morali solo cosi’ le loro idee cammineranno sulle gambe di altri che come loro volevano giustizia legalità e bene comune. Dott. Filomeno Caruso associazione ultimi per la legalità di don Aniello Manganiello.