Con l’elezione del presidente dell’Ente Idrico Campano, avvenuta il 12 aprile scorso, comincia l’attività del neonato ente che si occuperà della gestione del ciclo delle acque, ben 18 mesi dopo l’approvazione della legge regionale n. 15/2015.
“Una legge che abbiamo contestato e contro cui siamo scesi in piazza in migliaia in una grande manifestazione regionale – sottolineano i rappresentanti del Comitato civico per la difesa del diritto all’acqua – che solo in parte restituisce i pieni poteri decisionali ai sindaci, creando un nuovo organismo piramidale e verticistico”.
Spetterà adesso all’Ente Idrico Campano, attraverso l’articolazione dei consigli distrettuali, decidere su tariffe, piani d’investimento e controllo dei gestori del servizio idrico. Nel consiglio distrettuale, che comprende i 76 Comuni appartenenti all’ex Ato3 Sarnese Vesuviano sottoposti alla disastrosa gestione Gori Spa, su stimolo della Rete dei comitati i sindaci riuniti nella lista “Comuni per l’acqua pubblica” hanno eletto 10 rappresentanti con un programma chiaro: liquidare il gestore Gori SpA e affidare il servizio ad un’azienda speciale consortile pubblica. Assemblea in cui l’amministrazione comunale di Nola ricopre un certo rilievo, avendo indicato due membri: Giuseppe Barbati, ex sindaco di Camposano, già consigliere provinciale e consigliere d’amministrazione dell’Ato3, e il commercialista Felice Rainone, che è stato anche eletto coordinatore del distretto.
“Il sindaco di Nola, Geremia Biancardi – continuano gli esponenti del Comitato – non ha mai voluto aderire al gruppo dei sindaci per l’acqua pubblica, pur dichiarando di essere favorevole alla ripubblicizzazione sin dal suo primo programma elettorale nel 2009. Per anni si è trincerato dietro la pretestuosa mancanza di una legge, ma sa bene che la legge che invocava adesso è in vigore e che ora tocca a lui, insieme agli altri amministratori, rispettare la volontà popolare espressa coi referendum del 2011. Come denunciamo da 13 anni, il sistema GORI si è dimostrato un fallimento, che ha provocato aumenti delle tariffe alle stelle, gravi inefficienze e nessun investimento visibile sul territorio nolano, accumulando una massa incredibile di debiti, foraggiando clientele e consulenze, distribuendo appalti a ditte sospettate di collusioni, come dimostrato dall’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. È ora di archiviare la farsa delle privatizzazioni e far tornare esclusivamente nelle mani delle comunità locali il controllo del servizio idrico, procedendo subito alla liquidazione di GORI con il conseguente affidamento ad una azienda speciale consortile partecipata esclusivamente dai Comuni”.
Comitato civico per la difesa del diritto all’acqua – Nola