di Lucio Ianniciello
Può esultare l’Avellino che vince un’altra battaglia sul campo della giustizia sportiva. Oggi presso la Corte Federale d’Appello si è tenuto il processo di secondo grado relativo al caso Money Gate, che ha visto coinvolte Catanzaro e appunto la squadra irpina per la presunta combine del 5 maggio 2013. Già c’era stata l’assoluzione in primo grado ma la Procura Federale ha presentato ricorso. Le richieste del Procuratore Tornatore non hanno colto nel segno, la possibilità di introdurre atti penali nel procedimento in corso si è rivelato un buco nell’acqua. Dal punto di vista probatorio bene ha detto l’avvocato dell’Avellino Edoardo Chiacchio: “Non si può decidere sul nulla”. Con l’altro legale Innocenzo Massaro si è riusciti a non far acquisire agli atti un CD scomparso. Nella prima parte il dibattimento è stato acceso e teso, meno nella seconda, quando l’accusa vedeva lo sgretolamemto delle sue richieste. Chiacchio presentava anche la questione “Doni” , caso molto simile. Dal punto di vista probatorio la Corte riteneva di non far acquisire atti provenienti dalla Procura di Palmi. Logica conseguenza è stata la sentenza di assoluzione, arrivata dopo un paio d’ore dal momento in cui la Corte si è ritirata per decidere. Il dispositivo ha tolto un peso notevole all’Avellino, soprattutto per gli scenari futuri. I Gravina e l’Italpol vedono soddisfatta una delle loro condizioni, appunto l’assoluzione del club per il rilevamento delle quote di maggioranza da Walter Taccone. La salvezza sul campo, Foscarini è partito bene, sarà l’ ulteriore tassello.