«Il trasferimento della produzione di motori da uno stabilimento ad un altro della Fca non è affatto una soluzione né per i lavoratori, né per il rilancio produttivo dell’azienda». Così Giovanni Centrella, coordinatore nazionale della Cisal Metalmeccanici, commenta l’annuncio da parte della Cnh, capofila del segmento “industrial” del gruppo Fiat Chrysler Automobiles, di voler trasferire – a partire dal 2021 – la produzione di quasi 160 mila motori diesel dall’impianto Fpt di Foggia (ex Sofim) alla Fca di Pratola Serra (Avellino).
«Riteniamo assolutamente inaccettabile e miope – continua il dirigente del sindacato autonomo – pensare che un problema di strategia industriale possa essere risolto semplicemente spostando una pedina sullo scacchiere. Così si alimenta soltanto una guerra tra lavoratori, senza però garantire a nessuno un futuro. Privare la Fpt di Foggia, realtà attiva da quarant’anni, che oggi è in grado di soddisfare commesse provenienti da tutto il mondo, di circa la metà della sua attuale produzione motoristica, significa comprometterne le prospettive ed aprire una nuova vertenza territoriale, per i 2000 addetti dello stabilimento, più i lavoratori dell’indotto. Sarebbe, quindi, sbagliato se da parte sindacale si registrasse accondiscendenza rispetto alle proposte avanzate dal gruppo Fca».
«La Cisal Metalmeccanici – conclude Centrella – ritiene invece necessario, come sempre sostenuto, individuare una nuova missione produttiva per lo stabilimento di Pratola Serra, all’interno di una complessiva dettagliata ricalibratura del piano industriale, che punti sull’innovazione tecnologica degli impianti e sulla realizzazione di modelli rispondenti alle esigenze del mercato, nel rispetto degli impegni assunti da Fiat-Chrysler in termini di investimento. E’, quindi, quanto mai opportuno che il ministro Di Maio convochi urgentemente un tavolo istituzionale, presso il Ministero dello Sviluppo economico, alla presenza dei vertici aziendali Fca e delle parti sociali, per affrontare con serietà e coerenza i delicati nodi sul tappeto».