Dura presa di posizione della Cgil di Avellino dopo l’arresto, con modi poco ortodossi, di un cittadino di origine ghanese avvenuto domenica scorsa nella Villa Comunale di Avellino ad opera degli agenti della Squadra Volante della Polizia e della Polizia Municipale.
«Essere straniero, soprattutto africano e nero, ad Avellino è proibito! E lo è anche essere un soggetto vulnerabile, fragile e con problemi psichiatrici. Riferimenti, non casuali, ma causali, alla vicenda di un essere umano, assurto alle cronache in quanto “fastidioso, pericoloso, straniero senza permesso” e solo come appendice di poco conto per i problemi psichici, gravi che ha», dicono Dimitry Meka (Consulta immigrati Cgil Avellino) e Franco Fiordellisi (segretario generale Cgil Avellino).
«Vogliamo – proseguono i sindacalisti – mettere l’accento su due criticità che una società civile deve avere il coraggio di affrontare. La prima ha a che fare con la comunicazione sui cittadini stranieri, in particolare neri, e sulle etichette usate. La seconda, invece, riguarda la Legge 180/1978, c.d. Basaglia, con la chiusura dei manicomi e la presa in carico dei malati con disturbi psichici, sino ad allora considerati irrecuperabili e quindi pericolosi per i “normali”».
«È necessario dunque intervenire, e lo facciamo con nettezza, sui fatti di ieri. Al centro della vicenda c’è un ragazzo africano di provenienza ghanese (e non nigeriana) che vive per strada da più di due anni, estromesso dal regime di accoglienza e con conclamati problemi di salute mentale. Le segnalazioni fatte da associazioni e cittadini agli organi competenti, anche alla questura, non hanno portato alla presa in carico da parte dei servizi sociali per una gestione di cure mentali idonee a dare risposte positive».
«Tuttavia, la sua condizione non giustifica il modo in cui è stato fermato dalle forze dell’ordine. In particolare, come si vede dai video, è stato a dir poco brusco se non brutale l’intervento della polizia municipale: solo un agente della Squadra Volante ha evitato probabilmente il peggio».
«Come Cgil chiediamo la presa in carico dei servizi sociali e di igiene mentale per una persona labile che in Libia ha subito traumi devastanti. E la richiesta al Comune e al comandante della polizia municipale di formare il proprio personale per avere la capacità di fermare, bloccare, una persona con metodi degni di un paese civile e non brutali come del caso».
«La Cgil crede nella democrazia e nelle libertà fondamentali dell’uomo, riprese nella nostra Carta Costituzionale, che vanno esercitate quotidianamente senza nessuna differenziazione tra cittadini, senza nessun pregiudizio di sesso, colore, religione o situazione psico-fisica».
«Queste modalità, razziste e violente, devono essere frenate dalle istituzioni. Aspettiamo risposte».