Papa Francesco ha fatto riferimento al sacramento della Confessione, centrale soprattutto in Quaresima: “Come posso fare se non trovo sacerdoti?”, l’interrogativo ai tempi del coronavirus. Il Catechismo, a questo proposito, è “molto chiaro: se tu non trovi un sacerdote per confessarti, parla con Dio, è tuo padre, e digli la verità: ‘Signore ho combinato questo, questo, questo… Scusami’, e chiedigli perdono con tutto il cuore, con l’Atto di dolore e promettigli: ‘Dopo mi confesserò, ma perdonami adesso’. E subito tornerai alla grazia di Dio. Tu stesso puoi avvicinarti, come ci insegna il Catechismo, al perdono di Dio senza avere alla mano un sacerdote. Pensate voi: è il momento! E questo è il momento giusto, il momento opportuno. Un Atto di dolore ben fatto, e così la nostra anima diventerà bianca come la neve”.
Papa Francesco si riferisce ai numeri 1451 e 1452 del Catechismo della Chiesa cattolica , promulgato da san Giovanni Paolo II e redatto sotto la guida dell’allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger. A proposito della “contrizione”, il Catechismo, citando il Concilio di Trento, insegna che tra gli atti del penitente «occupa il primo posto. Essa è “il dolore dell’animo e la riprovazione del peccato commesso, accompagnati dal proposito di non peccare più in avvenire”».
«Quando proviene dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa – continua il Catechismo – la contrizione è detta “perfetta” (contrizione di carità). Tale contrizione rimette le colpe veniali; ottiene anche il perdono dei peccati mortali, qualora comporti la ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale». Dunque, in attesa di poter ricevere l’assoluzione da un sacerdote non appena le circostanze lo permetteranno, è possibile con questo atto essere subito perdonati. Anche questo era già affermato dal Concilio di Trento, nel capitolo 4 della Doctrina de sacramento Paenitentiae, dove si afferma che la contrizione accompagnata dal proposito di confessarsi «riconcilia l’uomo con Dio, già prima che questo sacramento realmente sia ricevuto».
Nella Messa in Santa Marta il Papa ha pregato e invitato e a pregare per i medici e personale ospedaliero: “Ieri ho ricevuto un messaggio di un sacerdote del bergamasco che chiede di pregare per i medici di Bergamo, Treviglio, Brescia, Cremona, che stanno al limite del lavoro; stanno dando proprio la propria vita per aiutare gli ammalati, per salvare la vita degli altri. E anche preghiamo per le autorità; per loro non è facile gestire questo momento e tante volte soffrono delle incomprensioni. Che siano medici, personale ospedaliero, volontari della salute o le autorità, in questo momento sono colonne che ci aiutano ad andare avanti e ci difendono in questa crisi. Preghiamo per loro”.