In una sera in cui la pioggia cadeva fitta e obliqua, nell’intimità dei due piccoli ambienti che costituiscono il Godot di via Mazas ad Avellino, si è esibito Chris Brokaw, batterista e chitarrista statunitense noto principalmente per essere stato uno dei tre componenti della band Codeine. Se il nome Chris Brokaw non necessariamente può ricordare qualcosa, quello dei Codeine è invece un passaggio obbligato nell’approfondimento dello slowcore, un sottogenere del rock nato dalle ceneri del rock stesso, in un momento in cui, all’inizio degli anni ’90, privato di una direzione univoca, il rock si è frammentato ed è andato alla ricerca di nuove dimensioni. Album come “Frigid Stars” (1990) non possono sfuggire a chiunque si ritrovi ad indagare la complessa e variegata scena musicale alternativa/indipendente americana, sono stati proprio i Codeine infatti, insieme agli Slint, a dar origine allo slowcore, un genere caratterizzato, come dice il nome, da ritmi lenti e da stati emotivi depressivi, al punto da essere chiamato talvolta anche sadcore.
Nonostante i Codeine siano stati attivi in un arco temporale molto breve (1990-1994) e pubblicato solo tre album (di cui Frigid Stars, il primo disco in cui Chris suona la batteria, è probabilmente il più rappresentativo e il migliore), negli anni successivi sono stati di ispirazione per molti gruppi, tra cui i Low. Poco dopo l’uscita dell’EP “Barely Lateral” (1992), Chris lascia i Codeine e passa a sperimentare nuove sonorità come chitarrista dei Come con la cantante e chitarrista Thalia Zadek, formando un’altra band che richiama abbastanza l’attenzione del periodo, riscuotendo un buon successo e pubblicando quattro album, dal 1992 al 1998. E al Godot ad inizio aprile verrà in concerto anche lei, Thalia Zadek, come a concludere un discorso iniziato con Brokaw.
Brokaw dà l’idea di una persona che non resta mai con le mani in mano, avendo pubblicato, dopo l’esperienza con i Come, svariati album da solista, pur continuando a suonare in diverse band (tra cui New Year e i Dirtmusic). Ha collaborato con un grande numero di artisti, tra cui, non posso fare a meno di notare nella sua biografia, anche Johnny Depp, un dettaglio musicalmente irrilevante ma che ci può dare l’idea di come tante situazioni si intreccino in modo strano, quando si è a New York. Gli ultimi dischi solisti di Chris sono All Out & Down, con Geoff Farina (aprile 2016) e The Periscope Twins, un lp doppio (uscito a marzo 2015).
Chris Brokaw è ora impegnato in un tour europeo e dopo le date in Italia, sarà a Losanna (10 Febbraio, Le Bourg), Monaco (12 Febbraio, Atelier Gut), Berlino (15 Febbraio, Schokoladen), Darmstadt, Rotterdam, Parigi, Nantes, Repubblica Ceca, altre città. In Italia, in cui sarà fino al 9 febbraio, Chris toccherà Roma, Venezia, Milano (al Gattò).
Una bella conquista insomma per il Godot portare ad Avellino un pezzo di slowcore. Anche se nel concerto è emersa più che altro la persona di Chris e non gli anni ’90 fatti di Come e Codeine, Avellino risulta permeata da un’atmosfera piacevolissima e sonorità post rock. Tra i brani eseguiti, spicca all’inizio anche una cover di David Bowie, The Man Who Sold The World.
Prossimi concerti al Godot: Thalia Zadek, 2 Aprile