di Antonio Caccavale
È di questi giorni la notizia secondo la quale, a seguito di un sopralluogo dei tecnici della Città metropolitana di Napoli, la Succursale dell’Istituto alberghiero, intitolato alla memoria di quel dinamico e importante imprenditore ch’è stato Carmine Russo, operativa nel Rione Gescal,a Cicciano è stata, praticamente, chiusa. Con la dismissione di quella sede si chiude un capitolo considerevole della storia dell’Alberghiero, già’Ipsar ed ora Ipseoa Russo, a me e tanti altri molto caro, sia per essere polo didattico e di lavoro che plesso di formazione professionale per le giovani generazioni.
D’altra parte era inevitabile che finisse così: chi ne conosce la storia sa quanto sia stato difficile, anche in anni non recenti, riuscire ad ottenere i permessi che decretavano l’agibilità della struttura. Ma negli anni in cui l’Alberghiero di Cicciano era uno dei pochissimi Istituti di Napoli e provincia che offrivano, ad una vastissima platea di studenti, quel molto ambito indirizzo professionale – Acerra, Afragola, Pomigliano d’Arco, Brusciano, Marigliano, Nola, per citare i Comuni più grandi, erano le località di provenienza di diverse centinaia di alunni-, le competenti autorità, disponendo che fossero eseguiti alcuni irrinunciabili e necessari interventi- tampone, arrivavano a chiudere un occhio e, pur in presenza di certe innegabili carenze, quei permessi, alla fine, venivano rilasciati e l’attività didattica era praticabile.
Ora che si è giunti all’epilogo, chi, come me, in quella Succursale ha insegnato negli ultimi poco meno di venti anni della propria attività di docente, un po’ di tristezza l’avverte, non foss’altro che per i tanti ricordi dei colleghi e degli alunni che da quel plesso sono passati.
Caratteristico e preminente nella generale configurazione, era il corridoio che dava accesso a tutte le aule, ai bagni, alla saletta degli insegnanti e allo sgabuzzino in cui c’era un lavandino, un piccolo frigo e l’immancabile macchinetta del caffè; un corridoio privo di angoli e curve che, già da solo, assumeva la funzione di una sorta di gendarme che ben poche furbizie consentiva agli alunni che volessero imboscarsi e a quelli che, dopo aver chiesto di uscire d’aula, per andare alla toilette, tentassero di sottrarsi al dovere di rientrare subito in classe.
Non c’era proprio modo, per gli svogliati e i perditempo, di sfuggire agli occhi e ai richiami puntuali di insegnanti e collaboratori scolastici perché tornassero a seguire le lezioni. E voglio dirlo: quella Succursale è sempre stata il plesso in cui si è respirato un clima di grande familiarità tra i docenti, un clima molto sereno e amichevole sia dal punto di vista professionale che da quello personale. Non sono stati pochi gli alunni provenienti dalle classi terze che, nell’apprendere di essere stati inseriti in qualche classe quarta sui cui docenti circolavano voci di essere “troppo esigenti”, facevano di tutto per farsi cambiare sezione.
La Succursale Gescal era stata ricavata da un porticato del comprensorio delle cosiddette case popolari, al cui primo piano sono gli appartamenti di un gruppo di famiglie assegnatarie di alloggi. L’ampio spazio, su cui si affaccia(va)no la quasi totalità delle aule, era adibito a parcheggio delle automobili degli insegnanti ed era anche il luogo all’aperto col campetto di pallavolo, utilizzato per le ore di Educazione fisica. Un occasionale osservatore esterno che si fosse fermato a guardare quel caseggiato, non avrebbe potuto fare a meno di cogliervi un insieme di scene che facevano tutt’uno della vita privata delle famiglie del primo piano e delle attività pubbliche che si svolgevano al piano terra, un mix sui generis, con stravaganze variamente assortite. C’era sempre qualche inquilino del piano di sopra che, incurante della presenza di una scuola sotto i suoi piedi, amava ascoltare canzoni a tutto volume; c’erano le donne di casa che, non di rado, rovesciavano giù l’acqua che avevano utilizzato per fare il bucato; non mancavano mai i panni stessi al sole; e non mancavano gruppi di ragazzi e ragazze che giocavano o stazionavano in prossimità del campetto di pallavolo.
Non era neanche improbabile che a qualcuno che venisse da un altro pianeta o da un paese straniero, quelle scene potessero indurre a pensare che gli appartamenti al primo piano non fossero altro che … alloggi assegnati agli studenti. Ed è proprio quello che avvenne nei primi anni Duemila– l’Istituto Carmine Russo partecipava, in partenariato con alcuni Istituti secondari di secondo grado europei,al progetto Comenius -, in occasione della visita di un gruppo di docenti francesi, rumeni e non ricordo di quale altra nazionalità: i nostri colleghi stranieri fecero visita anche alla Succursale Gescal, dopo essere stati nella sede centrale di via Pertini.
Conversando in francese con un paio di quei colleghi mi fu chiesto -e il modo con cui lo chiedevano, dava l’impressione che essi ne fossero convinti-, se gli alloggi del primo piano del caseggiato … fossero quelli in cui dimoravano gli studenti che venivano dalle località più lontane. Non me la sentii di deluderli in quella convinzione e risposi loro.. di sì. Sarebbe stato troppo complicato spiegare loro come potesse essere stato possibile che la Succursale di un Istituto scolastico avesse trovato ospitalità in quello che originariamente era un porticato adattato alla meno peggio a plesso di Scuola statale.
Sono cambiate molte cose dal tempo in cui l’Alberghiero di Cicciano, che tanti bravi professionisti della ristorazione e dell’accoglienza turistica ha saputo formare, era uno dei pochissimi dell’intera provincia di Napoli, ora Città metropolitana. Il numero ancora notevole di coloro che scelgono di frequentare un Istituto alberghiero, oggi incontra un’offerta molto più ampia da punto di vista geografico ed è inevitabile che le famiglie scelgano di iscrivere figlie e figli alla Scuola più vicina rispetto ai Comuni di residenza.
Occorre, allora, che un Istituto che voglia continuare ad attrarre alunni sappia diversificare la propria offerta e, a quanto mi è dato sapere, è proprio quello che l’attuale Dirigente scolastica, la professoressa Sabrina Capasso, con l’approvazione del collegio dei docenti, sta meritoriamente facendo.
A me non resta che augurare lunga vita al “Carmine Russo”, sperando che si faccia il possibile per evitare che della gloriosa Succursale Gescal si perda la memoria.