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Concluso il ciclo degli eventi, promosso ed organizzato dalla comunità parrocchiale di San Pietro e Paolo e dal Comitato per le celebrazioni in onore di Sant’ Antonio Abate, in sinergia con l’Ufficio scolastico della Diocesi di Nola e con il patrocinio morale della civica amministrazione, per la riscoperta del perverso male antisemita e razziale, da cui scaturì il genocidio degli ebrei, dei rom e degli zingari, attuato dalla Germania nazista. Filo ispiratore, la Mostra documentale per rivisitare il cammino esistenziale, familiare e sociale della giovane scrittrice olandese di origine ebrea, morta ad Auschwitz nel 1943.
di Gianni Amodeo.
Un’operazione di sicuro e qualificato spessore socio-culturale, quella su cui è appena calata la tela del simbolico sipario, con ambientazione nell’accogliente e ampio Centro Nadur Teatro; operazione, incentrata sulla Mostra documentale, dedicata al cammino esistenziale, familiare e sociale compiuto da Etty\Esther Hillesum, giovane olandese di origine ebraica, interessante figura d’intellettuale e acuta scrittrice, morta ad Auschwitz nel 1943. Una limpida testimone del suo tempo, tormentato e violento, di cui fornisce una plastica ed eloquente rappresentazione nelle pagine del Diario e delle Lettere – opere inserite nel cospicuo ed eccellente catalogo di Adelphi – al centro degli interessi di riscoperta e conoscenza della più rigorosa e attenta saggistica internazionale dei nostri giorni. E soprattutto una limpida testimone, che racconta il suo sentire e pensare, vivendo la stessa sorte di tutti i deportati destinati alla comune morte nel campo di sterminio più famigerato allestito dai nazisti nella Polonia che avevano occupato, devastandola e tenendola sotto scacco.
Sette le giornate di esposizione al Nadur della Mostra, ambientata in laboratori e spazi con pannelli illustrativi dedicati, ch’è stata visitata dalla gran parte delle classi degli Istituti statali d’Istruzione superiori e dei Licei dell’area nolana, con presenze di gruppi di trenta giovani, a turno; una modalità logistica, per favorire un approccio più avvertito e diretto possibile con il mondo ideale e l’approdo di Etty alla fede e a Dio-Carità verso gli altri, quale cardine della transizione dall’io al Noi, nel segno del Deus Caritas Est, quale è vissuto e concepito dal “Cuore pensante” proprio di Etty. Una scelta logistica mirata e coerente per agevolare la comprensione dei delicati temi della Mostra, intitolata , a ragion veduta. “Il Cielo vive dentro di me”.
Letture, poesia, teatro e l’arte del deserto
A suggello della rassegna, omaggio alla Giornata della Memoria -dopo gli indirizzi di saluto dati ai giovani dal vescovo Francesco Marino, Padre Mariano Amato, don Virgilio Marone e la consigliera comunale Lucia Marotta, in rappresentanza del sindaco Giovanni Corrado– con i ragazzi e le ragazze della Scuola media cittadina “Giovanni Pascoli”, che, coordinati dalla professoressa Teresa Rega, leggevano con lineare espressività di dizione significative frasi tratte dai “Diari” e dalle “Lettere” di Etty. Sulla loro scia, Bianca Lapesa, leggeva i versi da lei elaborati per la composizione intitolata “Una donna speciale”, ispirata dalla vita di Etty, “una donna che ha imparato a leggere Dio in se stessa”, mentre Laura Sfeclisa Lacrimoara, liceale del “Medi” cittadino, leggeva versi dettati dalla sua positiva esperienza di vita, che l’ha condotta dalla Romania ad incontrare amore e amicizia “dentro e fuori l’ aula” del Liceo di via Madre Teresa di Calcutta; esperienza che le fa scrivere…/ le diversità si ricompongono \ nell’unità meravigliosa della famiglia umana,\ la famiglia che tutti noi siamo \ abitanti di Madre terra dentro e fuori l’aula \ dentro e fuori i confini”.
Di rilievo, la lettura, in originale forma teatrale, della vicenda esistenziale di Etty, attraverso le sue opere, con il racconto fatto dai giovani liceali – coordinati dalla professoressa Cecilia Faiella– e testi “montati” dal professore Carlangelo Mauro; un compendio di testi, intitolato “Le voci di Etty”, in cui l’autore ripercorre le fasi della vita della protagonista dalla depressione alla conoscenza di sé e alla fede in Dio, attraverso il legame con l’allievo del celebre psiconalista Carl Gustav Jung, il dottor Julus Spier, che, avvalendosi della Psicochirologia, lo studio delle mani, interpreta gli impulsi della sua anima e le pulsioni del suo carattere. Una “lettura teatralizzata”, in cui spiccano frasi e pensieri della scrittrice, ma anche citazioni di Pascoli, Leopardi, Quasimodo, Blaise Pascal, Vittorio Messori, “ cercando di seguire- afferma Mauro– l’invito di Etty all’abolizione del diritto d’autore, perché il monito della scrittrice, secondo il quale ” tutti gli uomini dovrebbero essere fratelli”, avrà possibilità di essere realizzato solo quando i diritti d’autore saranno stati aboliti e quando tutti potranno liberamente pescare liberamente dalla grande riserva comune ch’è stata creata dall’umanità nel corso degli secoli. E’ il patrimonio comune- conclude Mauro– che costituisce l’ umanesimo, in cui Etty si riconosce e crede”.
Sull’ itinerario umanistico prefigurato nella condizione di vita di Etty si innestava l’intervento di ripudio contro ogni forma di razzismo e del risorgente anti – semitismo , nel discorso sviluppato da Angelo Moretti della Caritas di Benevento, tra gli ideatori del Manifesto per una Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, che deriva dal “desiderio di fare sintesi della lezione di Papa Francesco sulla solidarietà umana e sulla solidarietà ecologica, pensando il Creato e l’ecosistema come un sistema interdipendente, retto da un’unica missione: la salvezza degli uomini e delle donne”.
Allo scenario animato della Giornata della Memoria non poteva mancare il bello dell’arte ch’è l’antitesi del male e dell’odio, con cui gli uomini si degradano e immiseriscono, al di là di tutte le ricchezze materiali e di qualsiasi potere siano in grado di utilizzare e disporre contro i propri simili. E’ il bello dell’arte rappresentato dall’opera composta open air e in presa diretta da Mustapha Taaba, in visita alla Mostra “su” Etty. Artista originale, Mustapha Taaba– algerino- è celebre per le composizioni pittoriche che crea, manipolando la sabbia del deserto sahariano. Un atto d’onore alla pittura coniugato con l’omaggio all’ arte del pentagramma con gli interventi musicali e canori di don Mimmo Iervolino, cantautore e parroco a Pomigliano d’Arco, mentre Ondina Furnari, docente di lettere, si esibiva in magnifici assoli di violino.