Sabato 27 dicembre, vigilia della festività liturgica della Santa Famiglia, la cittadinanza di Cicciano è stata invitata alla “Serata delle Eccellenze” anche per inaugurare la “riabilitazione” e la riattivazione del Centro Nadur, segno del gemellaggio con la cittadina maltese, sancito nel 2002.
Una carrellata di una ventina di cittadini di tutte le età, premiati con un attestato di riconoscimento da parte dell’amministrazione comunale (unitamente alla benemerita pro loco, organizzatrice anche di altre serate sociali allietanti il periodo natalizio) per essersi distinti nella cultura, nello spettacolo, nell’arte, nel volontariato, nell’imprenditoria, denotando peculiari abilità e competenze. Si è rivelato un momento altamente positivo della vita cittadina, in quanto ha dato modo a tutti di conoscersi e riconoscersi meglio reciprocamente, imparando ad apprezzare doti talora anche nascoste degli altri.
Dopo il saluto del Sindaco dott. Raffaele Arvonio, si è iniziato con l’attribuzione anche della cittadinanza onoraria al benemerito ing. Domenico Capolongo, autore di appassionate ricerche e studi sul nostro paese insieme a Franco Petillo e al compianto Luca De Riggi.
Ha presentato la serata la dottoressa Antonietta Covone. Ha curato e declamato con congrua solennità le motivazioni del conferimento dei vari attestati il prof. Alessio Iavarone. Ha atteso con la consueta sagacia e sottile ironia alla funzione di intervistatrice dei premiati la nostra giornalista de Il Mattino Carmela Maietta. Improbabile recensire dettagliatamente i meriti dei vari candidati (come l’abnegazione del maresciallo dei Carabinieri Mattia Galasso, il chiaro talento del giovane poeta e scrittore Gioacchino Amato, la fantasia creatrice di gioielli e semipreziosi di Giovanna Serpico, il savoir faire dell’architetto Umberto Napolitano, operante in Francia, l’acutezza analitica e interpretativa della criminologa Maria Teresa Alfieri, la vasta esperienza e competenza dello psicologo Francesco Ruotolo), ma è d’uopo sottolineare come il numeroso pubblico li abbia apprezzati tutti con applausi sinceri e talora vere e proprie ovazioni, perché hanno letto in loro non una vana ostentazione, in ottemperanza alla talora dominante cultura dell’apparire, del “videor ergo sum”, ma piuttosto quella del “sum ergo videor”: prima essere e poi proporre la propria esperienza irradiando la gioia di donare un contributo a fermentare positivamente la società. Quel che appunto ha evidenziato nel suo intervento in collegamento video (in quanto impossibilitato a partecipare di persona) Barbato De Stefano. Commentando una sua parafrasi del Sabato del villaggio in cui rievocava il suo passato di fanciullo, quando giocava ‘ncopp ‘o lagno o a ‘ret ‘a Starza e le virtù di laboriosità, onestà e sobrietà degli avi, ha evidenziato come tutti, ciascuno nel proprio ambito, siamo spronati a essere “eccellenze”, ossia a crescere e curare costantemente l’interiorità dei valori, in modo che ciò si riverberi anche sugli altri e la società sia realmente, e non appaia soltanto, migliore.
Una menzione particolare merita anche il maestro professore Angelo Casoria, che si avrà occasione di applaudire anche l’indomani nel suo “cinquetto” (una denominazione comico-brillante, a detta dello stesso Casoria, per conferire più brio e divertimento all’esecuzione di brani di musica classica, che altrimenti potrebbero talora risultare per i non intenditori un po’ noiosi. Un saggio della sua bravura professionale ce l’ha offerto stasera con una selezione di brani eseguiti per violino, che maneggia davvero con maestria unica. Applausi scroscianti per lui, come pure per un altro premiato, il tenore Antonio Sorrentino, che successivamente si è esibito nell’interpretazione di una tra le più note canzoni napoletane, ‘O sole mio: un maestro salito, nell’arco di alcuni anni, dall’umile coro parrocchiale ai fasti del coro della Sistina. Si è accennato inizialmente alla festa della Famiglia. Anche la comunità cittadina può considerarsi una famiglia, pur se più vasta, in cui devono albergare le stesse virtù relazionali: no invidie, gelosie, rancori, pettegolezzi, ma valorizzazione dell’altro come di sé stesso, stima e rispetto, ascolto, dialogo, solidarietà, e rallegrarsi dei “successi” degli altri come propri. Solo così si potrà realizzare una società autenticamente più umana.
Ferdinando Cavezza