Eddie The Eagle – Il coraggio della follia, presentato al Sundance a gennaio del 2016, è già uscito negli Stati Uniti il 26 Febbraio 2016 e in Gran Bretagna il 1° Aprile 2016.
In Italia non è ancora uscito e sarà nelle sale solo a partire dal 2 Giugno 2016, tuttavia è stato possibile assistere al film in anteprima il 2 Maggio, esattamente un mese prima della sua data ufficiale di uscita, perciò posso qui parlarvene in anticipo.
E’ un film molto interessante, per almeno tre motivi:
1) E’ una storia vera, e dalle storie vere si impara sempre qualcosa. Per certi versi si ha più interesse a seguirle di quanto non lo siano quelle completamente inventate. Considerate i vantaggi della cosa: anche se il film non vi piacerà, almeno accrescerete la vostra conoscenza su qualcosa di reale, o perlomeno ne saprete l’esistenza. Ad esempio, con Eddie The Eagle potreste venire a sapere che nel 1988 le Olimpiadi Invernali si sono tenute a Calgary, cosa che probabilmente non sapevate se nel 1988 non eravate nemmeno nati o stavate andando su e giù per la casa all’interno di un girello.
2) E’ pieno di messaggi positivi. Se sarete in grado di raccoglierli, spaccherete il mondo. E anche questi sono tutti veri. Ma non solo, Eddie The Eagle è anche uno spunto per osservare una delle mille sfaccettature che può assumere l’animo umano: il profilo di una persona capace di un impegno continuo e dotata di un’assoluta determinazione, un ragazzino sicuramente ingenuo e forse poco talentuoso, ma mosso dal sogno che aveva da bambino, che poi, ricordiamocelo, a volte sono proprio i sogni a modificare le cose. Qualcuno di questi sogni si realizza, qualcun altro no, qualcuno a metà, ma intanto le nostre vite cambiano.
3) L’estetica anni ’80. Hugh Jackman. Eye of the Tiger. Li metto tutti insieme, tanto sono motivi futili. Ma più trainanti che mai.
Ma veniamo alla trama. Basato su una storia vera, Eddie The Eagle narra di Eddie Edwards, giovane ragazzo ossessionato dall’idea di partecipare alle Olimpiadi.
Dopo essersi dedicato a molti sport senza successo, in ultimo lo sci, Eddie ha l’intuizione di potersi cimentare nel salto con gli sci: il fatto che l’Inghilterra non abbia una squadra di salto con gli sci e che non aggiorni le regole del gioco da 52 anni lascia infatti ben sperare al ragazzo di avere qualche possibilità di essere ammesso alle Olimpiadi Invernali di Calgary del 1988.
Infatti l’idea di base di Eddie è solo quella di di partecipare alle Olimpiadi, non di vincerle o di classificarsi in una buona posizione, cosa che gli risulterebbe tra l’altro impossibile dato che un saltatore con gli sci professionista inizia a saltare dall’età di 5 o 6 anni mentre Eddie si approccia alla disciplina quando ne ha già 25. Determinato però a realizzare il suo obiettivo, Eddie si reca in Germania per iniziare a dedicarsi al salto.
E qui entra in gioco la vera stella del film, Hugh Jackman, che qui è un ex campione di salto con gli sci ora alcolizzato. Il personaggio di Jackman, con una carriera bruciata alle spalle, è dotato di una straordinario talento che non sfrutta, e si ritrova, senza volerlo, ad allenare Eddie.
Ciò che più caratterizzano il personaggio di Eddie sono l’ostinazione ed una buona dose di incoscienza. Se qualche volta, anche se per pochissimo tempo, Eddie si lascia scoraggiare dagli insuccessi, poco dopo riprende ad inseguire il suo obiettivo. Anche senza essere particolarmente dotato, egli è disposto a combattere, a rischiare, ad imparare e ad affrontare le prove che lo attendono con straordinario coraggio. Dopo ogni insuccesso Eddie si rialza sempre.
Il film, dotato in un’estetica molto anni ’80 sembra fin dall’inizio effettivamente senza troppe pretese. Non sono presenti immagini sensazionali anche se la scena si sposta tra Regno Unito, Germania, Austria, Canada, ciò nonostante è più apprezzabile così, nel suo essere naïf .
Sembra un film di fine anni ’80 realizzato negli anni ’80, ricordando un po’ nella sceneggiatura quello che ci sembrerebbe un film per la televisione. Eddie The Eagle come film ha un’apparenza superficiale, come potrebbe averla un prodotto televisivo, ma in profondità non è vuoto. La pellicola di Dexter Fletcher un’ossatura robusta, almeno nei contenuti.
Un film che risulta nel complesso leggero e spensierato, dotato di vivace scorrevolezza, in cui sono molto evidenti alcuni messaggi ultimamente più che mai tutt’altro che scontati, come quello nel dialogo finale tra Eddie Edwards, disposto a saltare su un trampolino di 90 metri per la prima volta alle Olimpiadi, e il finlandese volante, “The Flying Finn”, atleta candidato all’oro. Il finlandese volante definisce lui ed Eddie come l’1 e le 11 su un orologio, diversi ma più vicini tra loro di tutti gli altri, poiché per entrambi quello che conta non è vincere, ma aver fatto del proprio meglio.
“L’importante è partecipare” è una frase che spesso sentiamo dire o pronunciamo e che viene ripetuta spesso in questo film. Non sempre notiamo che per partecipare s’intende fare del proprio meglio, non arrendersi di fronte alle difficoltà ma rialzarsi sempre e riprovare, sfidando ogni volta i propri limiti.
Ciò che conta, alla fine di questo, non è l’effettivo risultato, ma quel risultato per noi, conta il fatto di essersi messi in gioco, sfruttando al massimo le proprie capacità.
Essere determinati, anzi, ostinati, e dotati di un sogno come quello di Eddie porta comunque a fare qualcosa, ed è quel qualcosa che una volta raccolto ci fa pensare: ehi, siamo persone migliori, lo siamo un po’ più di ieri, perché ogni giorno impariamo a fare qualcosa in più rispetto a quanto sapevamo fare il giorno prima.
(Valentina Guerriero)