spirituale di Dazed & Confused (La vita è un sogno, 1994), “Tutti vogliono qualcosa” è il nuovo film di Richard Linklater, nelle sale italiane dal 17 giugno.
Nel suo genere leggero, presentandosi in apparenza come una commedia americana, “Everybody wants some” – “Tutti vogliono qualcosa” è più profondo di quanto non sembri, anche se in esso non si capisce esattamente il confine tra film d’evasione e pellicola d’autore. E’ certamente una descrizione dettagliata degli anni in cui è ambientato, gli anni ’80, con rifiniture accurate, con una ricca e ricercata colonna sonora, con i flipper, i locali, con un modo proprio di raccontare quel mondo fra uomini al quale le donne non hanno tipicamente accesso, fatto di giochi goliardici e prove di forza, di ricerca di sesso, di competizione. E’ un film con un messaggio di fondo combattivo, tipicamente americano, maschio e romantico. Everybody wants some è una chiara visione del romanticismo maschile, che non è detto che sia meno puro di quella femminile. Sicuramente diverso dagli altri film di Linklater, che sono meno veloci, più intimisti, o fantascientifici (come A scanner darkly – Un oscuro scrutare, 1977, con Keanu Reeves, tratto dal romanzo di Philip K. Dick, o quasi quasi anche Waking Life, pellicola interamente realizzata con la tecnica del rotoscope). In quest’ultimo film non vi sono idee originali di fondo come in Boyhood (iniziato nel 2002, gli attori di Boyhood crescono insieme ai personaggi del film) o i Before Sunrise/Sunset/Midnight (tre film girati a dieci anni l’uno dall’altro che parlano della stessa storia d’amore a intervalli di tempo di dieci anni), ma quest’ultimo lavoro di Linklater, pur rispettando lo schema classico delle commedie americane, viene riempito di contenuti molto più ricchi e dettagliati di quelli che troveremmo in un film da cassetta, esattamente come uno stesso disegno potrebbe essere riempito di colore con una tecnica elementare oppure venire prima inchiostrato e poi colorato da un professionista, ombreggiato, arricchito nelle trame degli abiti, e così via.
“Le frontiere sono dove le vedi”, recita il messaggio alla fine del film, che si conclude con il primo giorno di lezioni al college per i protagonisti, quindi con un nuovo inizio, dopo un exploit di romanticismo tipico di Linklater la cui assenza avrebbe fatto sospettare, exploit che sembra in parte ingannare dando l’idea di trasformare improvvisamente una semplice commedia in qualcosa di più. Ma non basta questo purtroppo a far scattare Tutti vogliono qualcosa al livello di capolavoro, in quanto tutte le commedie americane possiedono un messaggio buonista di fondo che tende sempre a mettere una pezza sugli scherzi, sulle cose sbagliate, sugli errori, sul sesso, sulle insicurezze dell’adolescenza. Sembra quasi che Linklater, anche in questo, si voglia tenere volutamente su un livello basso, ovvero fare un film sulla vita al college mantenendosi (o perlomeno provare a mantenersi) negli schemi del film da college, ma girandolo con una mano che comunque fa la differenza, sfaccettandolo, colorandolo, ombreggiandolo. Quindi, mettendo da parte una certa naturale diffidenza, si aggiunge per forza anche Everybody wants some alla lista di film di generi diversi che un regista come Linklater è in grado di realizzare efficacemente. Probabilmente Everybody wants some non si eleva più di tanto, ma di certo eleva Linklater ancora una volta a regista superiore, dotato di un suo carattere, di un suo pacchetto di temi ricorrenti con i quali è però capace di fare film di generi diversi sempre validi. Il suo penultimo lavoro, Boyhood, aveva una trama volutamente naturale per descrivere la storia di una persona comune. Così Everybody wants some ha una trama volutamente leggera per descrivere la vita al college in America negli anni ’80. Credo sia facile creare una sceneggiatura da una trama forte, ma sottolineare dettagli importanti della vita quotidiana, è quello che distingue molto una persona con talento da uno che non ha. E’ facile osservare la bellezza dove la vedono tutti, i dettagli sono un’altra cosa. Vedere della bellezza o dei significati dove gli altri non riescono a coglierli, ed essere in grado di spiegarli, e trasmetterli, questo fa la differenza. E Linklater tenta sempre in questo.
(Valentina Guerriero)