In occasione del primo anniversario della strage di Lampedusa nella quale lo scorso anno persero la vita 368 persone dirette verso le coste siciliane numerose sono le iniziative di commemorazione previste in tutta Italia.
Per ricordare quelle vittime, e tutte le altre, non vi è modo migliore che dare loro voce; far spiegare loro chiaramente le motivazioni che spingono migliaia di esseri umani a rischiare la vita pur di provare a raggiungere una nuova terra.
Ebbene si. Sembra impossibile ma la musica a volte può dar voce anche a chi non c’è più. E’ quello che succede con ‘In mezzo al mare’, la canzone di Malì che senza mezzi termini spiega il perché di questi viaggi della speranza, dal punto di vista dei viaggiatori e non dal nostro.
‘Se non scappo muoio, se non nuoto affogo. Su un gommone o un aquilone forse mi salverò’ è l’inizio del pezzo che non lascia spazio a dubbi. ‘Scappo dalle bombe e non dalla povertà’ contrasta efficacemente con il luogo comune che vuole queste persone in Italia per una vita più agiata, persone che “vengono per rubarci il lavoro e per delinquere”. ‘Morire in mezzo al mare o per le strade della mia città ma che differenza fa?!!’ significa consapevolezza, disperazione ma anche speranza diuna giovane madre che rischia la vita su un barcone pur di salvare il proprio bambino da una morte certa in patria.
Per gli italiani una prospettiva diversa dal solito, dunque, e un testo pienamente condiviso dai più fortunati, ora ospiti dei vari centri di accoglienza, tanto da averlo cantato sul palco a luglio.Anche il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha omaggiato quanti sono stati inghiottiti dal Mediterraneo con ‘In mezzo al mare’, canzone scritta da Claudio Luongo e Francesco Tomasso e che sembra essere divenuta una sorta di inno dei migranti. Il video girato dal filmmaker Gianluca Oliva, con la supervisione dell’etichetta discografica Tomasso Management è su YouTube