A novembre 2023 scade la concessione ad Acqua Campania Spa la società che gestisce a fini di lucro buona parte della captazione e della distribuzione dell’acqua nella nostra regione. Questa società è saldamente nelle mani delle multinazionali e degli speculatori finanziari che continuano a fare profitto sull’acqua in totale disprezzo del referendum del 2011, quando la maggioranza degli italiani avevano chiesto che la risorsa restasse fuori dal mercato.
Acqua Campania s.p.a. è partecipata da Veolia, la multinazionale francese che opera nel settore, attiva anche in Calabria e in parte del Lazio, e da Vianini (Gruppo Caltagirone), che detengono una quota di partecipazione pari al 47,8% ciascuno. Siamo in presenza dunque di un governo dell’acqua totalmente privatistico.
La Campania è il bacino idrico più ricco del Mezzogiorno e per questo bisogna tenere alta l’attenzione sulla gestione dell’invaso di Campolattaro (BN) e sulle fonti di Cassano Irpino (AV), per impedire il trasferimento di impianti e risorse ai privati con l’attribuzione di copiose disponibilità economiche europee e regionali, senza incidere in alcun modo sulla diminuzione delle tariffe a favore dei cittadini. La legge regionale 15/2015 sta manifestando tutti i suoi limiti sottraendo le scelte ai comuni, con il risultato del commissariamento dell’Ente idrico campano per il mancato raggiungimento degli obiettivi previsti. Si sta favorendo, invece, un sistema incentrato sulle gestioni privatistiche (Gori, Gesesa ed Acea), con l’unica eccezione di Napoli Abc, mentre assistiamo al proliferare dei distretti che manifestano tutta la loro incapacità di arrivare a risultati concreti nell’interesse del diritto all’acqua.
Il bene acqua è quanto mai minacciato dalle scelte legislative nazionali operate dal governo Draghi e peggiorate dal governo Meloni, che mettono a rischio anche le gestioni pubbliche e virtuose esistenti.
È il momento delle scelte decisive che condizioneranno il futuro per i prossimi 30 anni: il governatore De Luca deve uscire allo scoperto e dire con chiarezza se intende favorire i grandi players privati, attraverso nuovi mostriciattoli giuridici a gestione mista. La risorsa idrica sta diventando un bene sempre più prezioso come dimostra la grave siccità che sta colpendo duramente l’Italia. L’acqua è la madre della vita e per questo deve essere accessibile a tutti ed in particolare alle fasce più deboli della popolazione.
Per questi motivi il Coordinamento campano per l’Acqua Pubblica chiede per la gestione della grande adduzione in Campania un’azienda pubblica regionale, per escludere ogni partecipazione privata, nel rispetto della volontà popolare di 26 milioni d’italiani.