Il via libera finale dell’Europarlamento all’accordo che comprende anche la quota aggiuntiva per l’importazione senza dazi nella Unione Europea di 35.000 tonnellate in più l’anno di olio d’oliva tunisino è una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori. E’ uno dei temi forti sollevato oggi da Coldiretti con l’avvio a Catania della mobilitazione nazionale in difesa del Made in Italy. Presente nella città siciliana Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania e vicepresidente nazionale.
“L’attacco al made in Italy – spiega Masiello – colpisce gravemente la nostra regione, che custodisce un patrimonio agroalimentare unico al mondo. In particolare il nostro olio d’oliva extravergine, su cui pende la minaccia delle truffe commerciali. La prossima settimana, venerdì 18 marzo, Coldiretti Campania premierà insieme alla Regione i migliori oli extravergine biologici, un riconoscimento alla traiettoria di qualità che le nostre imprese agricole stanno tracciando. La contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari solo nell’agroalimentare ha ormai superato i 60 miliardi di euro, quasi il doppio delle esportazioni, e costa all’Italia trecentomila posti di lavoro”.
Il via libera all’accordo sull’olio tunisino – sottolinea la Coldiretti – votato domani dalla plenaria dell’Assemblea di Strasburgo, avviene dopo che nel 2015 in Italia sono aumentate del 481% le importazioni dell’olio di oliva della Tunisia per un totale di oltre 90 milioni di chili. Il nuovo contingente agevolato – precisa la Coldiretti – andrebbe tra l’altro ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente tutto l’import in Italia dal Paese africano. Il rischio concreto in un anno importante per la ripresa dell’olivicoltura nazionale è – sostiene la Coldiretti – il moltiplicarsi di frodi, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori. ’accordo peraltro – conclude la Coldiretti – rischia di non aiutare gli agricoltori tunisini e di favorire solo gli imbottigliatori anche perché corrisponde appena ad un incremento del 3%, un dato decisamente insufficiente per garantire un reale impatto sulla situazione della popolazione rurale del paese africano.