“Il disagio dei commercianti irpini e di tante attività produttive deve trasformarsi in una vera e propria vertenza, da portare ai tavoli istituzionali nazionali ed europei. Una questione sulla quale chiederemo alla deputazione parlamentare della provincia di Avellino di farsi portavoce”. Lo ha affermato Giuseppe Marinelli, presidente provinciale della Confesercenti.
“E’ necessario un salto di qualità della protesta – ha proseguito il dirigente dell’associazione di categoria -, che così rischia di essere fine a se stessa, senza obiettivi chiari e realmente raggiungibili, soprattutto se non si apre un confronto franco e determinato con i soggetti decisionali. Confesercenti ha ritenuto utile partecipare alla manifestazione organizzata da un’altra sigla sindacale qualche settimana addietro, perchè vive e condivide, insieme ai propri iscritti, le difficoltà espresse, ma anche per dare un segnale di unità dell’intera categoria. Adesso però non bisogna esssere autoreferenziali ed alimentare irresponsabilmente tensioni inutili e dannose per tutti, tra gli stessi operatori economici e nei confronti della comunità locale. In questo momento, è più che mai necessaria lucidità, compatezza e solidarietà tra le imprese, le categorie ed il territorio. Occorre infatti coinvolgere gli altri segmenti del terziario, dell’artigianato, del mondo produttivo e dei servizi professionali colpiti dal caro energia e dall’inflazione, le famiglie che vivono lo stesso disagio e le incertezze sul futuro, che giocoforza provocano anche una contrazione della spesa, ed i consumatori, sui quali si scarica il peso degli aumenti, che non sono affatto una controparte, ma i clienti che determinano il successo delle nostre attività. Non possiamo, infine, dimenticare che nonostante le specificità locali del problema, la questione ha una portata ed un rilievo nazionale ed internazionale. Pertanto è necessario allargare la mobilitazione, saldandoci alle realtà che come noi stanno chiedendo interventi al governo e alla Commissione europea, a partire dal Mezzogiorno e dalle aree interne. La protesta generica, l’ipotesi di continue serrate che priverebbero i commercianti di ulteriori margini di introito, le fughe in avanti e gli eccessi di protagonismo creerebbero solo confusione ed ulteriori danni alle imprese e disagi alla collettività, che rischierebbe di non compredere”.