Rossini trascorse a Napoli sette anni, dal 1815 al 1822. L’inizio della sua attività coincise con una Restaurazione politica assai complessa e con eventi che ebbero una forte carica simbolica, l’incendio del Teatro di San Carlo e la morte di Giovanni Paisiello. Fu una stagione decisiva per la sua formazione di uomo e di artista, che volle sperimentare linguaggi musicali e temi d’opera in un momento storico segnato da molteplici tensioni. Nell’occasione del centocinquantesimo anniversario della morte del grande compositore, l’Università di Napoli “Federico II”, il Conservatorio “S. Pietro a Majella” di Napoli e il Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino dedicano dal 25 al 27 ottobre 2018, tre giornate di studi al rapporto che legò il maestro alla capitale, agli influssi che ricevette dalla vita culturale del Mezzogiorno e ai capolavori che compose per la sala reale. Esperti di varie discipline si confronteranno sul repertorio e sulle dinamiche sociali, economiche, teatrali che caratterizzarono un’epoca. A corredo dell’iniziativa è la mostra allestita nei locali della Biblioteca Nazionale di Napoli, mentre, nel corso dei lavori, momenti musicali a cura del conservatorio napoletano si alterneranno alle sessioni di studio.
Il comitato scientifico è composto da Giancarlo Alfano (Università degli Studi di Napoli “Federico II”), Antonio Caroccia (Conservatorio di Musica “Domenico Cimarosa” di Avellino), Francesco Cotticelli (Università degli Studi di Napoli “Federico II”), Paologiovanni Maione (Conservatorio di Musica “S. Pietro a Majella” di Napoli), Ettore Massarese (Università degli Studi di Napoli “Federico II”), Sergio Ragni (curatore di Gioachino Rossini Lettere e documenti), Francesca Seller (Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno). Il convegno si avvale del patrocinio della Regione Campania e della Fondazione Rossini di Pesaro, ed inaugura la collaborazione, sancita da una convenzione recentemente stipulata, tra l’ateneo fridericiano e il “S. Pietro a Majella”.