Gli ambienti sono ampi, luminosi e accoglienti, con il giusto equilibrio tra un’eleganza rigorosa e particolari d’arredo esuberanti.
Bellissima la cucina a vista che accoglie gli ospiti all’ingresso della sala principale e la mise en place in una raffinata versione nude.
Stiamo parlando del ristorante casertano di più recente inaugurazione e destinato ad imprimere una svolta nella proposta gastronomica locale, il Corso Trieste Restaurant.
Il ristorante, parte integrante del progetto della rinnovata Galleria del Corso, si affaccia nel cuore della zona pedonale, nel primo tratto dell’omonima strada che conduce al salotto della città, Piazza Dante e da lì, pochi metri più avanti, alla Reggia vanvitelliana. A condurlo c’è lo chef Stefano Del Vecchio, affiancato da una brigata molto giovane, ma di grande professionalità e di palpabile entusiasmo.
Del Vecchio, ventinovenne casertano, ha all’attivo numerose esperienze di altissimo profilo.
Molto formativa è stata la collaborazione pluriennale con Salvatore Bianco, chef dello stellato “Il Comandante” dell’Hotel Romeo di Napoli, iniziata già presso l’Hostaria dell’Orso di Roma.
Poi, come tutti gli chef che amano confrontarsi per accrescere la propria esperienza, Del Vecchio è entrato nella brigata di un altro grande della gastronomia partenopea: Vincenzo Guarino. Assieme a lui si è trasferito presso il ristorante “Il Pievano” del Castello Spaltenna, a Gaiole nel Chianti in Toscana che, dopo una manciata di mesi dal loro “insediamento”, ha conquistato la sua prima stella.
La cucina di Del Vecchio guarda al passato, confortata da una conoscenza scrupolosa delle più moderne tecniche di cottura e da una grande passione per prodotti del territorio. Ortaggi, verdure, erbe aromatiche, ma anche tagli di carne meno nobili e pesce azzurro riescono a trovare nella cucina di questo locale una nuova linfa.
Piatti che si presentano senza mistificazioni, con una materia prima ben riconoscibile e mai camuffata. Alle vecchie ricette contadine del casertano e dell’entroterra campano si affiancano quelle più squisitamente di mare. La conoscenza tecnica applicata da Stefano Del Vecchio e dal suo sous-chef, Adriano Di Silvio, riesce a trasformare, per esempio, un “banale” sgombro in un delicato manicaretto, nobilitato da una cottura particolare, tipica dello shabu-shabu, e dall’abbinamento con una crema di pastinaca. Oppure a esaltare un taglio spesso negletto, come quello della punta di petto, che diventa terrina sulla quale servire tortelli ripieni di minestra maritata, accompagnata da consomme di cappone. L’obiettivo e il desiderio di Del Vecchio è di reinterpretare e riproporre i sapori che hanno fatto la storia della Campania Felix. Una delle regioni italiane tra le più vivaci, ricca di storia e di contaminazioni, sia culturali che enogastronomiche.