Nelle conversazioni quotidiane si sentono spesso chiamare in causa le fobie. Non sempre, però, le si nomina con la giusta consapevolezza in merito al significato del termine. Scopriamo nelle prossime righe cosa sono di preciso e come affrontarle.
Fobie: di cosa si tratta?
Le fobie sono paure particolarmente intense e persistenti. La loro principale caratteristica è legata al fatto di palesarsi in maniera sproporzionata rispetto all’effettiva natura della situazione che la persona coinvolta dal problema considera un pericolo.
Chi soffre di fobie può avere a che fare con diversi sintomi fisici. Ecco i principali:
La persona che vive le fobie può somatizzare quello che sente nella mente anche con nausea e senso di soffocamento.
Come sa anche chi non ha dimestichezza con il mondo della psicologia, le fobie possono riguardare diversi aspetti della realtà. L’ampio elenco di situazioni viene però condensato in due tipologie di condizioni:
● fobie specifiche o semplici;
Nel primo dei due casi, il paziente vive la fobia per un determinato animale o per un oggetto. A provocare l’immotivata e intensa paura può essere anche un’attività lavorativa o una circostanza come la necessità di recarsi da specialisti come il dentista (in quest’ultimo frangente si parla di fobia situazionale).
Le fobie semplici tendono a manifestarsi a partire dagli anni dell’adolescenza e, in linea di massima, a migliorare man mano che il soggetto che le sperimenta va avanti con l’età.
Cosa sono le fobie complesse? Condizioni che, come dice il termine stesso, impattano maggiormente sulla vita del paziente. Frequente è l’inizio della loro manifestazione in età adulta e il palesarsi concomitante di quadri ansiosi. Tra le fobie complesse più famose troviamo l’agorafobia – paura degli spazi aperti o di quelli in cui è oggettivamente difficile fuggire – e la fobia sociale.
Cause
I fattori causali che possono portare a soffrire di fobiesono vari. Si va dal trauma – che può avere luogo sia in età infantile, sia nel periodo adulto – fino alla genetica e all’apprendimento di specifici comportamenti da un adulto di riferimento o da una figura con cui si è cresciuti (p.e. il fratello maggiore).
Nel caso delle fobie complesse, la scienza è giunta alla conclusione che la predisposizione genetica può avere un ruolo preponderante rispetto agli altri fattori causali.
Come si affrontano?
Il ventaglio di alternative da considerare quando si parla di come affrontare le fobie è ampio. In alcuni frangenti, non c’è bisogno dell’intervento di specialisti. Anche se può sembrare paradossale vista la valenza fortemente problematica che si dà al termine, a certe persone può bastare evitare l’oggetto o la situazione che fa scattare la paura. Visto la poderosa casistica che si può elencare quando si parla di fobie, la cosa è spesso possibile.
Nelle situazioni in cui, invece, la fobia ha un impatto negativo sulla quotidianità di chi la vive in prima persona, si ricorre alla psicoterapia. Professionisti come lo psicoterapeuta a Pesaro e Rimini Daniele Morelli accompagnano i pazienti verso la risoluzione del problema attraverso un approccio scientifico.
Una delle strade più battute è quella della psicoterapia cognitivo comportamentale. Metodo che ha rivoluzionato il rapporto tra paziente e psicoterapeuta introducendo di fatto la terapia breve, si basa sul rapporto tra pensieri – che il paziente deve riconoscere come limitanti – e comportamenti. Prima si lavora sui primi e successivamente si modificano i secondi.
Quando si parla di trattamento delle fobie in terapia è doveroso citare anche il controcondizionamento, un approccio in cui la risoluzione della problematica a cui è dedicato questo articolo passa attraverso la concretizzazione di risposte fisiche diverse dalla paura. La più importante di queste ultime è indubbiamente lo stato di rilassamento. Il paziente, esposto a stimoli fobici, impara man mano a rendere le suddette risposte protagoniste della sua quotidianità.