Partiamo dal presupposto che questo articolo non vuole essere né negazionista né complottista. Si cerca di fare un ragionamento prendendo spunto da vari articoli di importanti giornali, dichiarazioni di personaggi altrettanto importanti, dati e fonti universitarie.
Cominciamo forte: la Fiat ottiene ben cinque autorizzazioni per produrre 27 Milioni di mascherine chirurgiche al giorno attrezzando negli stabilimenti di Torino Mirafiori e Pratola Serra nell’avellinese 44 linee di produzione di mascherine e 600 lavoratori. Fca da sola coprirà oltre la metà del fabbisogno quotidiano nazionale. Poi, siccome le richieste di autorizzazione alla produzione di mascherine usa e getta sono state centinaia in questi mesi, (tutti a lanciarsi nel business) sono pochissime invece le autorizzazioni per quelle pediatriche, quindi, Fca Italy sarà in grado di soddisfare il fabbisogno quotidiano della scuola per i più piccoli, ed Elkann, grazie all’accordo stretto con il commissario straordinario Domenico Arcuri, rispetterà la promessa di fornitura complessiva a tutte le scuole italiane di 11 milioni di mascherine chirurgiche giornaliere. Oltre alle Fiat, già da fine aprile, molte aziende si sono lanciate a “bomba” nel piatto ricco dell’affare mascherine. Pensiamo a Calzedonia, Natuzzi, Moncler e addirittura Michelin. La questione però è che se un colosso mondiale come la FCA si aggiudica un appalto del genere e modifica 44 linee di produzione con relativo investimento, mica lo fa per qualche mese di lavoro? Diciamo così, uno assicura un prezzo buono e l’altro una durata congrua del lavoro. Se poi chi produce le mascherine per quasi tutta la popolazione italiana gestisce anche i giornali nazionali il gioco è ancora più semplice. La famiglia Agnelli gestisce GEDI che ha sotto la sua ala quotidiani come La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, riviste come L’Espresso, Limes e National Geographic, radio (DeeJay, Capital, m2o) e siti come HuffPost italia e Business Insider Italia e quote di canali televisivi. Certo che usando l’informazione a proprio piacimento è più facile incutere un terrore (giustificato o no) nelle menti del cittadino comune. Le pandemie possono finire in due modi: dal punto di vista medico, quando crollano contagi e decessi, o sociale, quando la paura del virus svanisce.
In altre parole, spiega un articolo del New York Times, una pandemia può terminare non perché il virus abbia davvero cessato di circolare tra le persone, ma perché la popolazione è stanca di vivere nel terrore del contagio e decide di non pensarci più. La storia ci insegna che, il più delle volte, una malattia finisce dal punto di vista sociale prima che medico – e anzi, in alcuni casi non svanisce mai davvero. Gli esempi sono tanti, uno su tutti è la spagnola, svanita poco a poco per poi “mutare” in influenza stagionale. Accadrà lo stesso anche adesso o forse sta già accadendo, visti i dati sulla mortalità, la sintomatologia più lieve e il numero altissimo di asintomatici. In Campania, ad esempio, 134 su 138. Numeri che si prestano a diverse interpretazioni anche se non sarebbe possibile. Se un giornale titola: 138 positivi, la mente è preda del panico. Dire stanno tutti bene a parte quattro con un po’ di febbre, non produrrebbe lo stesso effetto. Chiedete alla Fiat se ho ragione o no! Il virus ha fatto morti e causato dolore, questo è fuori discussione, anche se i numeri sono stati drogati e falsati come accade tuttora con i vari casi di decessi dichiarati Covid che Covid non sono neanche di striscio. Qui le motivazioni sono da ricercare altrove. Quello che è vero è che il virus è mutato. Non è più lo stesso killer, anche se è sempre stato selettivo verso alcune predisposizioni genetiche o malattie pregresse e questo lo dicono le maggiori riviste scientifiche del mondo. Quelle che nessuno legge e che i media non riportano mai perché non fanno ascolti. La domanda vera è: ma si può considerare malato un asintomatico? Si può dire di essere influenzato senza averne i sintomi? Senza neanche un raffreddore? E perché gli asintomatici sono il 93% dei contagi di questo mese? Io porto la mascherina, mi attengo alle regole e sto attento perché comunque va fatto. Penso però che siamo vicini alla fine ma non ce lo diranno per almeno un anno e mezzo. Recovery fund, appalti, sanità… c’è troppo in ballo per far finire il gioco troppo presto. Il morto c’è stato ma il funerale non finisce mai. Pensiamo solo a com’è possibile che da un giorno all’altro i colleghi di lavoro o i compagni di classe diventino congiunti. Il pericolo di contagio muta in base alla definizione che cambiamo dei rapporti? O in base alla disponibilità di pullman? Se è vero che la nostra maggiore speranza rimane quella di un vaccino efficace, gli storici concordano sul fatto che, probabilmente, la fine sociale arriverà prima di quella medica. Secondo Allan Brandt, storico dell’Università di Harvard, «non sconfiggeremo il virus da un giorno all’altro. Definire la fine dell’epidemia sarà un processo lungo e difficile».
Quello che resta e che a me rode sempre tanto, è che in questa brutta società corrotta, a pagare sono sempre i bambini. Solo che fino a poco fa pagavano con il loro futuro. Adesso ci stanno rimettendo anche il presente… vigliacchi!
Felice Sorrentino