A poche settimane dalle festività natalizie, sempre più frequentemente ci arrivano segnalazioni di cittadini che, anche a Salerno, denunciano la presenza di aragoste ed astici vivi con chele legate, sia sul ghiaccio che negli acquari. Negli ultimi anni molti ristoratori e proprietari di pescherie e supermercati, da Nord a Sud in Italia, sono stati denunciati alle autorità competenti, in ordine a quanto recitato dall’articolo 544 ter: maltrattamento di animali. L’illecito nell’usanza di legare le chele è stato stabilito anche dalla Corte di Cassazione con la sentenza numero 30177 del 16 giugno 2017, in quanto questo tipo di esposizione degli animali è incompatibile con la loro natura e produttiva di gravi sofferenze.
Già nel 2007, l’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna, in un documento denominato “Sofferenza di aragoste e astici vivi con chele legate e su letto di ghiaccio durante la fase di commercializzazione”, sosteneva che la legatura prolungata delle chele determina atrofia muscolare e inibizione dell’alimentazione, che l’occasionale liberazione delle chele in singoli animali poteva provocare gravi danni da aggressione agli altri legati e si concludeva con “seppure sia dibattuto se i crostacei provino dolore, in attesa dei risultati di approfonditi e specifici studi, sarebbe opportuno comportarsi sulla base del ragionevole dubbio che essi ne provino”.
Inoltre, a livello locale, anche l’articolo 52 del Regolamento comunale di tutela degli animali di Salerno, approvato sei anni fa, al comma 4 precisa che “è proibito detenere, a qualsiasi titolo e con qualsiasi finalità, crostacei con le chele legate, in vasche o acquari privi di cibo e dei necessari arricchimenti ambientali” ed in quello successivo che “è vietato detenere animali vivi su ghiaccio o comunque a temperatura che sia dannosa per l’animale e provochi sofferenza”. La violazione e l’inosservanza delle norme e prescrizioni del presente Regolamento è punita “con la sanzione amministrativa pecuniaria da un minimo di 150 ad un massimo di 500 euro”. Che si aggiunge a quella da 5.000 a 30.000 euro prevista dall’articolo 544 ter del Codice Penale.
Ma, al di là delle leggi esistenti che puniscono e sanzionano con multe anche molto salate certi comportamenti, ci appelliamo alla sensibilità dei consumatori, che a volte non esitano a definirsi “convinti animalisti” quando si tratta di indignarsi per un maltrattamento che vede vittime cani o gatti. Gli abitanti del mare non urlano o, meglio, noi non abbiamo orecchie adatte per sentirli. I crostacei, è bene ricordarlo, respirano attingendo ossigeno disciolto nell’acqua e, se tenuti su ghiaccio, vi è un’ulteriore sofferenza creata da iper refrigerazione; per le chele legate ad aragoste e astici, poi, vi è altra sofferenza causata dall’immobilizzazione. Che sia una domenica in famiglia o il prossimo pranzo di Natale, l’invito è sempre quello di festeggiare senza crudeltà e a riflettere su “chi”, e non “cosa”, ritroviamo nei nostri piatti.